Partito Comunista – Federazione Estero

IL SISTEMA ECONOMICO SOCIALISTA
19/10/2024 By Redazione Non attivi

Il sistema economico socialista

Il sistema economico socialista si basa sul governo del proletariato nello stato,

in politica e in economia. Tale primato del proletariato su tutti i livelli della società si

esprime attraverso la proprietà statale dei mezzi di produzione e delle unità

economiche così come attraverso l’economia pianificata. Queste forme di

organizzazione sociopolitica ed economica sono indispensabili per garantire il potere

del proletariato all’interno dello stato socialista e furono applicate, in base al primato

ideologico dell’ideologia marxista-leninista, nei varii paesi del blocco sovietico

durante il XX secolo. Questi sistemi garantirono un alto tenore di vita ai cittadini di

questi paesi e uno sviluppo veloce delle forze produttive, del progresso scientifico e

tecnologico. Per capire come strutturare ed organizzare la futura società postcapitalista

e socialista, è indispensabile conoscere approfonditamente il modello

dell’economia pianificata. La chiave per lo sviluppo della società socialista e

comunista risiede proprio nella combinazione fra il sistema statale dell’economia

pianificata con i progressi nell’ambito delle nuove tecnologie quali l’informatica,

l’intelligenza artificiale e l’internet. Solo attraverso l’umanesimo della società

socialista queste innovazioni possono essere sottratte al controllo egoistico e

sfruttatorio della classe capitalista e subordinate allo sviluppo armonioso della

personalità umana nel mondo comunista.

Fondamenta del sistema economico socialista

I pilastri principali des sistema economico socialista sono la proprietà statale,

cioè sociale, dei mezzi di produzione e delle unità economiche, l’economia pianificata

e il centralismo democratico nel sistema economico socialista. Tutti questi elementi

salvaguardano il catarrere democratico e umanistico di questo sistema economico che

non serve ad’arricchire una minoranza a scapito della maggioranza, come avviene nel

capitalismo attraverso l’appropriazione di plusvalore da parte dei capitalisti, ma a

soddisfare i bisogni di ogni individuo lavoratore e della società dei lavoratori nel suo

complesso. I capisaldi dell’economia socialista furono elaborati da Marx ed Engels,

concretizzati da Lenin e attuati sotto il governo di Stalin, Cruscev e Brezhnev.

Non c’è alcun dubbio sul fatto che, in base al marxismo-leninismo e persino a

qualsiasi teoria che sia socialista o per lo meno socialisteggiante, il popolo lavoratore

deve socializzare i mezzi di produzione e le unità produttive. Solo in questo modo il

proletariato, che coincide con il popolo nel vero senso della parola, può amministrare

direttamente il proprio lavoro e la ricchezza da esso prodotta per migliorare le proprie

condizioni di vita ed arricchire la società di donne e uomini del lavoro. Tuttavia, non

è sufficiente soffermarsi sull’argomento della socializzazione delle unità produttive.

Infatti, sono stati elaborati numerosi argomenti in questo ambito. Alcuni supponevano

che la forma idonea di organizzazione proletaria fosse la proprietà di gruppo a livello

aziendale per i lavoratori, altri avanzavano l’idea delle cooperative e, infine alcuni

sostenevano che le nazionalizzazioni effettuate dallo stato borghese all’interno del

sistema capitalistico fossero già misure socialiste che trasformassero il capitalismo in

socialismo in forma evoluzionaria, senza rivoluzione sociale.

Lenin fu tra i più noti teorici nell’ambito della nazionalizzazione integrale dei

mezzi di produzione. Lui affermò che è la classe del proletariato nel suo complesso, e

non un singolo collettivo di lavoratori, il quale deve svolgere la funzione di

proprietario sociale e collettivo dei mezzi di produzione. Solo in questo modo si può

svolgere l’appropriazione democratica della ricchezza a livello nazionale da parte del

proletariato e le classi lavoratrici possono creare e amministrate gli organismi statali

per la presa di decisione collettiva in ambito economico. Lo stato, il quale nel

socialismo funge da strumento di autogoverno del popolo lavoratore socialista,

include al suo interno tutte le classi lavoratrici, cioè gli operai, i contadini, gli

impegati e gli intellettuali, i quali determinano direttamente attraverso forme di

organizzazione specifiche l’andamento dell’economia nel proprio favore. Se la

proprietà dei mezzi di produzione e delle unità economiche fosse frammentata, allora

potrebbero sorgere gruppi di potere egoistici separati dal resto della società, come ad

esempio capitalisti o élite borghesi, le quali tenderebbero a riappropriarsi parti della

ricchezza nazionale sfruttando il lavoro altrui. La proprietà statale funge da garante

del potere operaio. L’unica eccezione può essere l’agricoltura, settore in cui, in base a

Lenin, possono esistere le cooperative, nelle quali i contadini possono lavorare la

terra e amministrare i mezzi di produzione in modo collettivo. Lo stato compra in

seguito i prodotti agricoli per lavorarli ulteriormente oppure per venderli alla

popolazione attraverso il settore commerciale. Anche nei settori artigianale e

commerciale può essere applicato il concetto delle cooperative socialiste. In ogni

caso, è la proprietà statale dei mezzi di produzione a fungere da garante del

funzionamento del sistema economico socialista, della sua natura socialista e a

svolgere il ruolo di settore trainante di tutta l’economia quale settore più progressista.

Quindi, nel socialismo quale prima fase del comunismo il potere della classe

lavoratrice quale classe produttrice, consumatrice e portatrice del potere statale può

solamente esprimersi attraverso la proprietà statale indivisibile dei mezzi di

produzione e delle unità economiche.

La pianificazione economica quale secondo pilastro del socialismo si basa

sull’idea che lo stato decide in anticipo, prima che inizii il processo produttivo, cosa

deve essere prodotto, come devono essere fabbricate le merci e i servizi e come i beni

devono essere distribuiti fra le unità economiche e i consumatori. Lo stato, il quale

nel socialismo funge da rappresentante del popolo lavoratore, utilizza una serie di

istituzioni e organismi per coordinare e amministrare la produzione in modo

pianificato includendo la partecipazione del popolo ai corrispettivi piani economici. I

cosiddetti piani economici, i quali possono essere suddivisi in piani a lunga durata

(10 o 15 anni), piani a media durata (piani quinquennali quale strumento principale

per la gestione dell’economia) e piani a breve termine (piani annuali), sono

l’espressione della volontà del proletariato in quanto soggetto economico e sociale

olistico di raggiungere determinati obiettivi sia in modo complessivo che per ogni

ramo e sfera dell’economia nell’interesse di ogni individuo, di ogni collettivo e di tutta

la società. Grazie a questo sistema di allocazione di beni, materiali, risorse, forza

lavoro e fondi finanziarii, vengono eliminate sia le crisi economiche che la

disoccupazione. Infatti, la domanda e l’offerta vengono equilibrate in anticipo, il che

vale anche per la forza lavoro. Ciò garantisce uno sviluppo stabile e veloce delle

forze produttive e la piena occupazione, il che si traduce in un tenore di vita alto delle

masse lavoatrici. Ovviamente, la stesura dei piani economici è un processo sia

democratico che scientifico il quale garantisce l’unità fra politica ed economia al suo

interno.

Le classi lavoratrici nei paesi socialisti si organizzavano attraverso gli organi

statali e partitici così come al livello della singola azienda statale per determinare gli

obiettivi dei piani e i metodi per il loro raggiungimento. Il centralismo democratico

permetteva da un lato la discussione democratica e la presa di decisione democratica

in ambito economico e politico in modo che i lavoratori potessero prendere

democraticamente le decisioni più razionali e logiche per i collettivi e per la società.

D’altro canto, il centralismo faceva in modo che le decisioni prese venissero accettate

e attuate da tutto il colettivo e/o la società. Ciò garantiva l’efficacia del sistema

politico ed economico, il quale doveva non solo salvaguardare il processo decisionale

democratico, ma anche la capacità della società e di ogni singolo collettivo di

prendere in forma definitiva le decisioni necesasarie per lo sviluppo dell’economia.

Attori dell’economia pianificata

Il sistema dell’economia pianificata è suddiviso in tre livelli. Il livello più alto

comprende gli organi centrali più alti del governo socialista e del partito comunista, i

quali sono responsabili per l’emissione di linee guida centrali e indicazioni di

carattere centrale applicabili a tutta l’economia, così come della commissione

pianificatrice centrale, la quale elabora un piano centrale per tutti i rami e le sfere

dell’economia. Il livello intermedio è costituito dai ministeri, i quali sono responsabili

per un ramo economico e/o per una categoria di prodotti e di beni all’interno del

sistema economico. Il livello più basso comprende le aziende pubbliche, cioè le

aziende statali e i combinati quali aziende pubbliche che racchiudono diversi processi

produttivi e sono responsabili per la fabbrcazione di prodotti completi.

La struttura del sistema economico socialista rispecchia il centralsimo

democratico che permea l’intera società socialista e garantisce il carattere umanistisco

e democratico dello stato socialista così come della sua economia. E attraverso

l’interazione fra questi tre livelli, la quale è fissata nelle leggi dello stato socialista,

che viene preparata la stesura dei piani.

Strumenti del sistema economico socialista

Per svolgere la pianificazione economica nel sistema socialista, è necessario

disporre di una serie di strumenti metodici, matematici ed economici. Fra gli

strumenti più impornati vi si ritrovano i numeri di riferimento, i bilanci e i modelli.

Questi tre strumenti sono un requisito imprescindibile per salvaguardare lo sviluppo

pianificato dell’economia e il controllo del processo produttivo e riproduttivo da parte

del proletariato.

I numeri di riferimento sono numeri i quali esprimono un aspetto quantitativo o

qualitativo dei mezzi di produzione, dei prodiotti, dei rapporti finanziarii nel sistema

economico o della forza lavoro e del suo impiego. Sono un indice oggettivo delle

qualità e quantità economiche a livello produttivo e riproduttivo. Per questo motivo,

il loro impiego è di fondamentale importanza per gestire e pianificare il processo

produttivo e riprouddtivo.

Il bilancio può essere concepito come una contrapposizione in forma di tabella

tra il sussistere e l’impiego di risorse per quanto rigiarda un unità economica, un

fondo (materiale, finanziario, di forza lavoro) o un rapporto produttivo. A seconda di

materiale, risorse materiali, risorse finanziarie e forza lavoro si può distinguere fra

bilanci materiali, bilanci finanziarii e bilanci della forza lavoro. Inoltre, ogni bilancio

ha un signicicato diverso a seconda del suo carattere perché si può applicare ad

ambiti relativamente grandi o ristretti dell’economia Ne si deduce una piramide di

bilanci con bilanci che comprendono tutta l’economia, bilanci che si riferiscono a

determinati rami economici o sfere economiche, bilanci che sono applicabili alla

singola azienda o ad un prodotto ecc. Esistono diversi enti statali o aziendali, ad

esempio la banca statale o il ministero delle finanze e, in alcuni casi, determinate

aziende statali, i quali possono elaborare i bilanci che vengono utilizzati

nell’economia. La funzione del bilancio è quella di rendere possibile l’analisi, la

prognosi, la pianificazione e il controllo durante il processo produttivo e riproduttivo.

I modelli possono essere definiti come una rappresentazione semplificata di un

sistema e del suo funzionamento. La realtà materiale può essere vista, secondo il

marxismo-leninismo e il materialismo, come un insieme di sistemi caratterizzati da

diversi rapporti fra di loro e fra gli elementi che li costituiscono. I rapporti fra causa

ed effetto svolgono un ruolo fondamentale in questo senso. Tali affermazioni valgono

anche per il sistema economico e i suoi elementi e processi. Grazie ai modelli

economici, plasmati sulla base di fenomeni economici, è possibile capire il

funzionamento di un fenomeno economico, prevederne il suo sviluppo e selezionare

la variante di sviluppo migliore a seconda degli elementi e fattori economici

selezionati. Ciò migliora notevolmente la presa di decisione degli organi partitici,

statali e aziendali durante la stesura dei piani e la loro implementazione.

Processo di pianificazione ecnomica

Il processo di pianificazione economica include cinque fasi: L’analisi, la

prognosi, la pianificazione, la produzione e il controllo del piano. La totalità di queste

fasi, le quali si svolgono grazie all’interazione fra i diversi attori del sistema

economico socialista in base all’interazione fra le sue diverse componenti e in base

agli strumenti del sistema economico, garantisce il funzionamento efficace

dell’economia in nome del bene comune dei lavoratori all’interno della società. I piani

nei paesi socialisti si suddividevano in pani a lungo termine per una durata di 10 o 15

anni, piani quinuennali con una durata di cinque anni quale strumento di

pianificazione più importante, e piani annuali per reagire a cambiamenti a breve

termine e flessibilizzare il proceso produttivo e rirpoduttivo. Il processo di

pianificazione descritto in questo articolo può essere applicato a ogni tipo di

pianificazione. La pianificazione veniva intesa come un processo continuo, nel quale

i piani a lungo termine fornivano le basi per elaborare i piani quinquennali più

dettagliati, e i piani annuali concretizzavano i piani quinquennali.

In primo luogo, veniva dunque effettuata un analisi della situazione economica

attuale oppure passata dell’economia in modo da capire ed analizzare i progressi e i

traguardi già raggiunti nel predecente periodo produttivo. Tale analisi veniva

effettuata sia a livello centrale nella commissione pianificatrice centrale che nei

ministeri, i quali erano dotati di un reparto dedito alla pianificazione, e, infine, nelle

singole aziende statali, dotate ancch’esse di un reparto che si occupava della

pianificazione a livello aziendale. Le analisi si estendevano quindi al rispettivo

livello, a tutta l’economia nel caso della commissione pianificatrice centrale, del

proprio ramo nei ministeri, del proprio territorio a livello territoriale (regione,

comune ecc.) e della propria azienda a livello aziendale. L’analisi forniva tutte le

informazioni necessarie per capire il livelo produttivo, di benessere materiale e

spirituale e di livello delle forze produttive già raggiunto. Ovviamente, questo stadio

della pianificazione si serviva di strumenti matematici, come la statistica, i modelli

economici, i bilanci, i numeri di iferimento e così via. Ciò costituiva il presupposto

per il passo successivo, la prognosi.

La prognosi serviva a prevedere lo sviluppo del fabbisogno sia in tutta

l’economia che nei songoli rami, nelle unità economiche e nelle fasce della

popolazione. In questo modo, si poteva prevedere in quale modo occorreva

organizzare e sviluppare il processo produttivo per soddisfare le esigenze delle

aziende e della popolazione. Anche in questo caso si faceva ricorso a strumenti

matematici di vario tipo. La prognosi non costituiva ancora un piano da attuare, bensì

una previsione dell’andamento dell’economa e delle sue componenti. Esattamente

come l’analisi, la prognosi si svolgeva al livello della commissione pianificatrice

centrale, dei ministeri, dei territorii e delle aziende. L’analisi e la prognosi

costituivano le due fasi atte alla preparazione della stesura e dell’attuazione del piano.

In terzo luogo, iniziava il processo di pianificazione vero e proprio. Come

primo passo, i vertici dell’apparato statale e partitico, cioè il comitato centrale del

partito comunista e il consiglio dei ministri, formulavano in forma scritta in grandi

linee gli obiettivi economici da raggiungere nel piano successivo. Tali linee guida

venivano trasmesse alla commissione pianificatrice centrale Essa era responsabile

della stesura di un progetto del futuro piano in forma relativamente concreta e

dettagliata per tutti i rami e tutte le sfere dell’economia.

In secondo luogo, la commissione pianificatrice centrale inviava i piani per i

singoli rami e le singole sfere dell’economia ai ministeri, i quali, come gà detto prima,

racchiudevano sotto di sé tutte le aziende di un determinato ramo o di una

determinata sfera dell’economia. I ministeri si occupavano della concretizzazione del

piano, aggiungendo ulteriori dettagli ed elaborando bilanci, stabilendo numeri di

riferimento. In questa fase, la banca statale, il ministero delle finanze e altri enti,

come l’ente per la definizione dei prezzi e l’ente della statistica nazionale, svolgenavo

un ruolo di sostegno importante per i ministeri.

I ministeri inviavano alle aziende pubbliche i compiti derivanti dai loro piani, i

quali dovevano essere concretizzati attraverso piani aziendali. I piani aziendali, a loro

volta, erano composti da sotto-piani, ad esempio il piano produttivo, il piano del

progresso scientifico e tecnologico, il piano degli investimenti, e così via. A livello

aziendale, si svolgeva, anche grazie al sostegno dei sindacati, la discussione dei piani.

Gli operai e gli impiegati erano coinvolti nella discussione del piano in modo che

potessero capire i propri compiti ed elaborare più dettagliatamente il piano centrale.

Inoltre, i collettivi di lavoratori ed impiegati potevano proporre e votare contro-piani,

cioè varianti più efficaci dei piani proposti dall’alto, per migliorare i loro guadagni

grazie all’aumento della produttività e, di conseguenza, della retribuzione in base al

proprio lavoro, e per arricchire la società nel suo complesso. Per quanto riguarda il

finanziamento dell’ampliazione o dell’intensificazione della produzione, le aziende

statali potevano fare richiesta di prestiti alle banche. Le aziende produttrici di maetrie

prime, le aziende che lavoravano ulteriormente il prodotto e i produttori finali, i quali

fabbricavano il prodotto finale destinato al consumatore, firmavano contratti per

garantire il funzionamento del processo produttivo.

Dopodiché, i piani aziendali venivano raccolti dai direttori aziendali e difesi di

fronte al ministero di competenza. Il ministero riconcretizzava il piano e aggiungeva

ulteriori dettagli, in particolare grazie al ministero delle finanze, la banca statale e agli

enti responsabili per la statistica e la pianificazione dei prezzi, e difendeva il piano

del proprio ambito davanti alla commissione pianificatrice centrale. La commissione

pianificatrice centrale elaborava ulteriori dettagli del piano e lo inviava, infine, al

parlamento socialista. Esso discuteva il piano nelle diverse commissioni competenti e

lo votata. Il piano diventava dunque legge e veniva frammentato e porzionato per

essere trasmesso, in forma di compiti concreti da eseguire, ad ogni unità economica e

ad ogni lavotarore in termini anche tempistici (anni, quartali, mesi, decine di giorni,

giorni), in modo che ogni unità produttiva e ogni singolo lavoratore potesse capire gli

obiettivi del piano, i metodi per il suo raggiungimento e in modo che il processo

produttivo potesse funzionare senza problemi.

Il processo della pianificazione economica appena descritto non è applicabile

solo alla struttura a rami dell’economia socialista, ma può anche essere concepito e

applicato su base territoriale. Le unità territoriali dello stato socialista, paragonabili

alle regioni o ai comuni presenti negli stati borghesi, sottostavano anch’essi alla

commissione pianificatrice centrale, partecipavano al processo della preparazione e

della stesura dei piani e impartivano direttive alle aziende che sussumevano a livello

territoriale. Il processo era analogo a quello dei rami dell’economia raggruppati dai

ministeri, ma si poteva svolgere anche in base a parametri e unità territoriali

all’interno del socialismo.

Il processo di pianificazione economica vale per ogni tipologia di piano a

prescindere dalla sua durata e rappresenta l’unità fra il centralismo a livello

amministrativo e la partecipazione democratica del popolo al processo di

pianificazione e di presa di decisioni economico. Il cetralismo democratico, dunque,

si rispecchia anche nel sistema economico e garantisce il carattere scientifico e

democratico della pianificazione su base popolare e democratica per arricchire la

società nel suo complesso, i singoli collettivi e ogni singolo lavoratore. Il controllo

totale dell’economia da parte dello stato socialista è il presupposto fondamentale per

lo svolgimento della pianificazione economica in nome del benessere popolare.

Conclusioni

L’economia pianificata fu applicata con successo in Unione Sovietica e in tutti i

paesi del blocco socialista per organizzare il sistema economico socialista basato sul

potere del proletariato in politica e nell’economia. Questo sistema non era solamente

democratico poiché garantiva il controllo dell’economia e la stesura del piano da parte

del proletariato, il quale costituiva nel suo complesso il popolo dello stato socialista,

ma era anche efficente perché eliminava la disoccupazione, la povertà e gli sprechi

economici. La pianificazione garantiva una razionalità economica superiore a quella

del capitalismo poiché sottoponeva il funzionamento dell’economia agli interessi

dello stato socialista e dei lavoratori. Quindi, il soddisfacimento dei bisogni materiali

e spirituali dei lavoratori ad un livello sempre maggiore, e non la massimizzazione

dei profitti degli sfruttatori attraverso lo sfruttamento del proletariato, costituiva

l’obiettivo primario del sistema economico.

Grazie a tale sistema, l’Unione Sovietica sotto Stalin diventò in breve tempo la

seconda potenza economica e industriale nel mondo, aumentò il tenore di vita della

popolazione, sconfisse il nazismo e liberò da esso i popoli europei e raggiunse vette

altissime in ambito scientifico e tecnologico, ad esempio in ambito spaziale e delle

scienze naturali. L’ideologia scientifica del marxismo-leninismo e l’organizzazione

scientifica della società socialista garantirono i presupposti per le elevate prestazioni

dei sovietici e per il raggiungimento dei traguardi sopra elencati. Il socialismo quale

sistema economico, politico e sociale ha già dimostrato la sua superiorità nei

confronti del capitalismo e va dunque rivitalizzato, riattualizzato e messo in atto.

Ovviamente, il nuovo sistema di economia pianificata che va messo in atto ai

giornoi nostri deve anche considerare lo sviluppo dell’internet, dell’informatica e

del’intelligenza artificiale. Da un lato, questi elementi, quali prodotti ed elementi del

sistema economico, sono oggetto della pianificazione e vanno pianificati attraverso i

piani economici. D’altra parte, quesi elementi costituiscono anche i presupposti della

pianificazione. Poiché in un economia pianificata occorre gestire lo scambio di

informazoni fra le istituzioni del sistema economico e le unità economiche e poiché i

numeri di riferimento e i blianci così come i modelli devono essere elaborati in modo

efficente da parte degli economisti e dei decisori politici così che dai lavoratori,

l’informatica, l’internet e l’intelligenza artificiale devono essere impiegati anche nel

sistema dell’economia pianificata. Ciò ebbe già luogo in Unione Sovietica e questo

processo si intensificherà durante l’edificazione del futuro stato socialista. Comunque,

il sistema politico socialista con la nazionalizzazione dei mezzi di produzione, il

monopolio del potere politico nelle mani del partito comunista e il primato

dell’ideologia marxista-leninista nella società costituiscono delle caratteristiche

imprescindibili del nuovo sistema dell’economia pianificata le quali non possono

essere ignorate e sulle quali si edificherà l’utilizzo dell’internet, dell’informatica e

dell’intelligenza artificiale.

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