
Il sistema economico socialista si basa sul governo del proletariato nello stato,
in politica e in economia. Tale primato del proletariato su tutti i livelli della società si
esprime attraverso la proprietà statale dei mezzi di produzione e delle unità
economiche così come attraverso l’economia pianificata. Queste forme di
organizzazione sociopolitica ed economica sono indispensabili per garantire il potere
del proletariato all’interno dello stato socialista e furono applicate, in base al primato
ideologico dell’ideologia marxista-leninista, nei varii paesi del blocco sovietico
durante il XX secolo. Questi sistemi garantirono un alto tenore di vita ai cittadini di
questi paesi e uno sviluppo veloce delle forze produttive, del progresso scientifico e
tecnologico. Per capire come strutturare ed organizzare la futura società postcapitalista
e socialista, è indispensabile conoscere approfonditamente il modello
dell’economia pianificata. La chiave per lo sviluppo della società socialista e
comunista risiede proprio nella combinazione fra il sistema statale dell’economia
pianificata con i progressi nell’ambito delle nuove tecnologie quali l’informatica,
l’intelligenza artificiale e l’internet. Solo attraverso l’umanesimo della società
socialista queste innovazioni possono essere sottratte al controllo egoistico e
sfruttatorio della classe capitalista e subordinate allo sviluppo armonioso della
personalità umana nel mondo comunista.
Fondamenta del sistema economico socialista
I pilastri principali des sistema economico socialista sono la proprietà statale,
cioè sociale, dei mezzi di produzione e delle unità economiche, l’economia pianificata
e il centralismo democratico nel sistema economico socialista. Tutti questi elementi
salvaguardano il catarrere democratico e umanistico di questo sistema economico che
non serve ad’arricchire una minoranza a scapito della maggioranza, come avviene nel
capitalismo attraverso l’appropriazione di plusvalore da parte dei capitalisti, ma a
soddisfare i bisogni di ogni individuo lavoratore e della società dei lavoratori nel suo
complesso. I capisaldi dell’economia socialista furono elaborati da Marx ed Engels,
concretizzati da Lenin e attuati sotto il governo di Stalin, Cruscev e Brezhnev.
Non c’è alcun dubbio sul fatto che, in base al marxismo-leninismo e persino a
qualsiasi teoria che sia socialista o per lo meno socialisteggiante, il popolo lavoratore
deve socializzare i mezzi di produzione e le unità produttive. Solo in questo modo il
proletariato, che coincide con il popolo nel vero senso della parola, può amministrare
direttamente il proprio lavoro e la ricchezza da esso prodotta per migliorare le proprie
condizioni di vita ed arricchire la società di donne e uomini del lavoro. Tuttavia, non
è sufficiente soffermarsi sull’argomento della socializzazione delle unità produttive.
Infatti, sono stati elaborati numerosi argomenti in questo ambito. Alcuni supponevano
che la forma idonea di organizzazione proletaria fosse la proprietà di gruppo a livello
aziendale per i lavoratori, altri avanzavano l’idea delle cooperative e, infine alcuni
sostenevano che le nazionalizzazioni effettuate dallo stato borghese all’interno del
sistema capitalistico fossero già misure socialiste che trasformassero il capitalismo in
socialismo in forma evoluzionaria, senza rivoluzione sociale.
Lenin fu tra i più noti teorici nell’ambito della nazionalizzazione integrale dei
mezzi di produzione. Lui affermò che è la classe del proletariato nel suo complesso, e
non un singolo collettivo di lavoratori, il quale deve svolgere la funzione di
proprietario sociale e collettivo dei mezzi di produzione. Solo in questo modo si può
svolgere l’appropriazione democratica della ricchezza a livello nazionale da parte del
proletariato e le classi lavoratrici possono creare e amministrate gli organismi statali
per la presa di decisione collettiva in ambito economico. Lo stato, il quale nel
socialismo funge da strumento di autogoverno del popolo lavoratore socialista,
include al suo interno tutte le classi lavoratrici, cioè gli operai, i contadini, gli
impegati e gli intellettuali, i quali determinano direttamente attraverso forme di
organizzazione specifiche l’andamento dell’economia nel proprio favore. Se la
proprietà dei mezzi di produzione e delle unità economiche fosse frammentata, allora
potrebbero sorgere gruppi di potere egoistici separati dal resto della società, come ad
esempio capitalisti o élite borghesi, le quali tenderebbero a riappropriarsi parti della
ricchezza nazionale sfruttando il lavoro altrui. La proprietà statale funge da garante
del potere operaio. L’unica eccezione può essere l’agricoltura, settore in cui, in base a
Lenin, possono esistere le cooperative, nelle quali i contadini possono lavorare la
terra e amministrare i mezzi di produzione in modo collettivo. Lo stato compra in
seguito i prodotti agricoli per lavorarli ulteriormente oppure per venderli alla
popolazione attraverso il settore commerciale. Anche nei settori artigianale e
commerciale può essere applicato il concetto delle cooperative socialiste. In ogni
caso, è la proprietà statale dei mezzi di produzione a fungere da garante del
funzionamento del sistema economico socialista, della sua natura socialista e a
svolgere il ruolo di settore trainante di tutta l’economia quale settore più progressista.
Quindi, nel socialismo quale prima fase del comunismo il potere della classe
lavoratrice quale classe produttrice, consumatrice e portatrice del potere statale può
solamente esprimersi attraverso la proprietà statale indivisibile dei mezzi di
produzione e delle unità economiche.
La pianificazione economica quale secondo pilastro del socialismo si basa
sull’idea che lo stato decide in anticipo, prima che inizii il processo produttivo, cosa
deve essere prodotto, come devono essere fabbricate le merci e i servizi e come i beni
devono essere distribuiti fra le unità economiche e i consumatori. Lo stato, il quale
nel socialismo funge da rappresentante del popolo lavoratore, utilizza una serie di
istituzioni e organismi per coordinare e amministrare la produzione in modo
pianificato includendo la partecipazione del popolo ai corrispettivi piani economici. I
cosiddetti piani economici, i quali possono essere suddivisi in piani a lunga durata
(10 o 15 anni), piani a media durata (piani quinquennali quale strumento principale
per la gestione dell’economia) e piani a breve termine (piani annuali), sono
l’espressione della volontà del proletariato in quanto soggetto economico e sociale
olistico di raggiungere determinati obiettivi sia in modo complessivo che per ogni
ramo e sfera dell’economia nell’interesse di ogni individuo, di ogni collettivo e di tutta
la società. Grazie a questo sistema di allocazione di beni, materiali, risorse, forza
lavoro e fondi finanziarii, vengono eliminate sia le crisi economiche che la
disoccupazione. Infatti, la domanda e l’offerta vengono equilibrate in anticipo, il che
vale anche per la forza lavoro. Ciò garantisce uno sviluppo stabile e veloce delle
forze produttive e la piena occupazione, il che si traduce in un tenore di vita alto delle
masse lavoatrici. Ovviamente, la stesura dei piani economici è un processo sia
democratico che scientifico il quale garantisce l’unità fra politica ed economia al suo
interno.
Le classi lavoratrici nei paesi socialisti si organizzavano attraverso gli organi
statali e partitici così come al livello della singola azienda statale per determinare gli
obiettivi dei piani e i metodi per il loro raggiungimento. Il centralismo democratico
permetteva da un lato la discussione democratica e la presa di decisione democratica
in ambito economico e politico in modo che i lavoratori potessero prendere
democraticamente le decisioni più razionali e logiche per i collettivi e per la società.
D’altro canto, il centralismo faceva in modo che le decisioni prese venissero accettate
e attuate da tutto il colettivo e/o la società. Ciò garantiva l’efficacia del sistema
politico ed economico, il quale doveva non solo salvaguardare il processo decisionale
democratico, ma anche la capacità della società e di ogni singolo collettivo di
prendere in forma definitiva le decisioni necesasarie per lo sviluppo dell’economia.
Attori dell’economia pianificata
Il sistema dell’economia pianificata è suddiviso in tre livelli. Il livello più alto
comprende gli organi centrali più alti del governo socialista e del partito comunista, i
quali sono responsabili per l’emissione di linee guida centrali e indicazioni di
carattere centrale applicabili a tutta l’economia, così come della commissione
pianificatrice centrale, la quale elabora un piano centrale per tutti i rami e le sfere
dell’economia. Il livello intermedio è costituito dai ministeri, i quali sono responsabili
per un ramo economico e/o per una categoria di prodotti e di beni all’interno del
sistema economico. Il livello più basso comprende le aziende pubbliche, cioè le
aziende statali e i combinati quali aziende pubbliche che racchiudono diversi processi
produttivi e sono responsabili per la fabbrcazione di prodotti completi.
La struttura del sistema economico socialista rispecchia il centralsimo
democratico che permea l’intera società socialista e garantisce il carattere umanistisco
e democratico dello stato socialista così come della sua economia. E attraverso
l’interazione fra questi tre livelli, la quale è fissata nelle leggi dello stato socialista,
che viene preparata la stesura dei piani.
Strumenti del sistema economico socialista
Per svolgere la pianificazione economica nel sistema socialista, è necessario
disporre di una serie di strumenti metodici, matematici ed economici. Fra gli
strumenti più impornati vi si ritrovano i numeri di riferimento, i bilanci e i modelli.
Questi tre strumenti sono un requisito imprescindibile per salvaguardare lo sviluppo
pianificato dell’economia e il controllo del processo produttivo e riproduttivo da parte
del proletariato.
I numeri di riferimento sono numeri i quali esprimono un aspetto quantitativo o
qualitativo dei mezzi di produzione, dei prodiotti, dei rapporti finanziarii nel sistema
economico o della forza lavoro e del suo impiego. Sono un indice oggettivo delle
qualità e quantità economiche a livello produttivo e riproduttivo. Per questo motivo,
il loro impiego è di fondamentale importanza per gestire e pianificare il processo
produttivo e riprouddtivo.
Il bilancio può essere concepito come una contrapposizione in forma di tabella
tra il sussistere e l’impiego di risorse per quanto rigiarda un unità economica, un
fondo (materiale, finanziario, di forza lavoro) o un rapporto produttivo. A seconda di
materiale, risorse materiali, risorse finanziarie e forza lavoro si può distinguere fra
bilanci materiali, bilanci finanziarii e bilanci della forza lavoro. Inoltre, ogni bilancio
ha un signicicato diverso a seconda del suo carattere perché si può applicare ad
ambiti relativamente grandi o ristretti dell’economia Ne si deduce una piramide di
bilanci con bilanci che comprendono tutta l’economia, bilanci che si riferiscono a
determinati rami economici o sfere economiche, bilanci che sono applicabili alla
singola azienda o ad un prodotto ecc. Esistono diversi enti statali o aziendali, ad
esempio la banca statale o il ministero delle finanze e, in alcuni casi, determinate
aziende statali, i quali possono elaborare i bilanci che vengono utilizzati
nell’economia. La funzione del bilancio è quella di rendere possibile l’analisi, la
prognosi, la pianificazione e il controllo durante il processo produttivo e riproduttivo.
I modelli possono essere definiti come una rappresentazione semplificata di un
sistema e del suo funzionamento. La realtà materiale può essere vista, secondo il
marxismo-leninismo e il materialismo, come un insieme di sistemi caratterizzati da
diversi rapporti fra di loro e fra gli elementi che li costituiscono. I rapporti fra causa
ed effetto svolgono un ruolo fondamentale in questo senso. Tali affermazioni valgono
anche per il sistema economico e i suoi elementi e processi. Grazie ai modelli
economici, plasmati sulla base di fenomeni economici, è possibile capire il
funzionamento di un fenomeno economico, prevederne il suo sviluppo e selezionare
la variante di sviluppo migliore a seconda degli elementi e fattori economici
selezionati. Ciò migliora notevolmente la presa di decisione degli organi partitici,
statali e aziendali durante la stesura dei piani e la loro implementazione.
Processo di pianificazione ecnomica
Il processo di pianificazione economica include cinque fasi: L’analisi, la
prognosi, la pianificazione, la produzione e il controllo del piano. La totalità di queste
fasi, le quali si svolgono grazie all’interazione fra i diversi attori del sistema
economico socialista in base all’interazione fra le sue diverse componenti e in base
agli strumenti del sistema economico, garantisce il funzionamento efficace
dell’economia in nome del bene comune dei lavoratori all’interno della società. I piani
nei paesi socialisti si suddividevano in pani a lungo termine per una durata di 10 o 15
anni, piani quinuennali con una durata di cinque anni quale strumento di
pianificazione più importante, e piani annuali per reagire a cambiamenti a breve
termine e flessibilizzare il proceso produttivo e rirpoduttivo. Il processo di
pianificazione descritto in questo articolo può essere applicato a ogni tipo di
pianificazione. La pianificazione veniva intesa come un processo continuo, nel quale
i piani a lungo termine fornivano le basi per elaborare i piani quinquennali più
dettagliati, e i piani annuali concretizzavano i piani quinquennali.
In primo luogo, veniva dunque effettuata un analisi della situazione economica
attuale oppure passata dell’economia in modo da capire ed analizzare i progressi e i
traguardi già raggiunti nel predecente periodo produttivo. Tale analisi veniva
effettuata sia a livello centrale nella commissione pianificatrice centrale che nei
ministeri, i quali erano dotati di un reparto dedito alla pianificazione, e, infine, nelle
singole aziende statali, dotate ancch’esse di un reparto che si occupava della
pianificazione a livello aziendale. Le analisi si estendevano quindi al rispettivo
livello, a tutta l’economia nel caso della commissione pianificatrice centrale, del
proprio ramo nei ministeri, del proprio territorio a livello territoriale (regione,
comune ecc.) e della propria azienda a livello aziendale. L’analisi forniva tutte le
informazioni necessarie per capire il livelo produttivo, di benessere materiale e
spirituale e di livello delle forze produttive già raggiunto. Ovviamente, questo stadio
della pianificazione si serviva di strumenti matematici, come la statistica, i modelli
economici, i bilanci, i numeri di iferimento e così via. Ciò costituiva il presupposto
per il passo successivo, la prognosi.
La prognosi serviva a prevedere lo sviluppo del fabbisogno sia in tutta
l’economia che nei songoli rami, nelle unità economiche e nelle fasce della
popolazione. In questo modo, si poteva prevedere in quale modo occorreva
organizzare e sviluppare il processo produttivo per soddisfare le esigenze delle
aziende e della popolazione. Anche in questo caso si faceva ricorso a strumenti
matematici di vario tipo. La prognosi non costituiva ancora un piano da attuare, bensì
una previsione dell’andamento dell’economa e delle sue componenti. Esattamente
come l’analisi, la prognosi si svolgeva al livello della commissione pianificatrice
centrale, dei ministeri, dei territorii e delle aziende. L’analisi e la prognosi
costituivano le due fasi atte alla preparazione della stesura e dell’attuazione del piano.
In terzo luogo, iniziava il processo di pianificazione vero e proprio. Come
primo passo, i vertici dell’apparato statale e partitico, cioè il comitato centrale del
partito comunista e il consiglio dei ministri, formulavano in forma scritta in grandi
linee gli obiettivi economici da raggiungere nel piano successivo. Tali linee guida
venivano trasmesse alla commissione pianificatrice centrale Essa era responsabile
della stesura di un progetto del futuro piano in forma relativamente concreta e
dettagliata per tutti i rami e tutte le sfere dell’economia.
In secondo luogo, la commissione pianificatrice centrale inviava i piani per i
singoli rami e le singole sfere dell’economia ai ministeri, i quali, come gà detto prima,
racchiudevano sotto di sé tutte le aziende di un determinato ramo o di una
determinata sfera dell’economia. I ministeri si occupavano della concretizzazione del
piano, aggiungendo ulteriori dettagli ed elaborando bilanci, stabilendo numeri di
riferimento. In questa fase, la banca statale, il ministero delle finanze e altri enti,
come l’ente per la definizione dei prezzi e l’ente della statistica nazionale, svolgenavo
un ruolo di sostegno importante per i ministeri.
I ministeri inviavano alle aziende pubbliche i compiti derivanti dai loro piani, i
quali dovevano essere concretizzati attraverso piani aziendali. I piani aziendali, a loro
volta, erano composti da sotto-piani, ad esempio il piano produttivo, il piano del
progresso scientifico e tecnologico, il piano degli investimenti, e così via. A livello
aziendale, si svolgeva, anche grazie al sostegno dei sindacati, la discussione dei piani.
Gli operai e gli impiegati erano coinvolti nella discussione del piano in modo che
potessero capire i propri compiti ed elaborare più dettagliatamente il piano centrale.
Inoltre, i collettivi di lavoratori ed impiegati potevano proporre e votare contro-piani,
cioè varianti più efficaci dei piani proposti dall’alto, per migliorare i loro guadagni
grazie all’aumento della produttività e, di conseguenza, della retribuzione in base al
proprio lavoro, e per arricchire la società nel suo complesso. Per quanto riguarda il
finanziamento dell’ampliazione o dell’intensificazione della produzione, le aziende
statali potevano fare richiesta di prestiti alle banche. Le aziende produttrici di maetrie
prime, le aziende che lavoravano ulteriormente il prodotto e i produttori finali, i quali
fabbricavano il prodotto finale destinato al consumatore, firmavano contratti per
garantire il funzionamento del processo produttivo.
Dopodiché, i piani aziendali venivano raccolti dai direttori aziendali e difesi di
fronte al ministero di competenza. Il ministero riconcretizzava il piano e aggiungeva
ulteriori dettagli, in particolare grazie al ministero delle finanze, la banca statale e agli
enti responsabili per la statistica e la pianificazione dei prezzi, e difendeva il piano
del proprio ambito davanti alla commissione pianificatrice centrale. La commissione
pianificatrice centrale elaborava ulteriori dettagli del piano e lo inviava, infine, al
parlamento socialista. Esso discuteva il piano nelle diverse commissioni competenti e
lo votata. Il piano diventava dunque legge e veniva frammentato e porzionato per
essere trasmesso, in forma di compiti concreti da eseguire, ad ogni unità economica e
ad ogni lavotarore in termini anche tempistici (anni, quartali, mesi, decine di giorni,
giorni), in modo che ogni unità produttiva e ogni singolo lavoratore potesse capire gli
obiettivi del piano, i metodi per il suo raggiungimento e in modo che il processo
produttivo potesse funzionare senza problemi.
Il processo della pianificazione economica appena descritto non è applicabile
solo alla struttura a rami dell’economia socialista, ma può anche essere concepito e
applicato su base territoriale. Le unità territoriali dello stato socialista, paragonabili
alle regioni o ai comuni presenti negli stati borghesi, sottostavano anch’essi alla
commissione pianificatrice centrale, partecipavano al processo della preparazione e
della stesura dei piani e impartivano direttive alle aziende che sussumevano a livello
territoriale. Il processo era analogo a quello dei rami dell’economia raggruppati dai
ministeri, ma si poteva svolgere anche in base a parametri e unità territoriali
all’interno del socialismo.
Il processo di pianificazione economica vale per ogni tipologia di piano a
prescindere dalla sua durata e rappresenta l’unità fra il centralismo a livello
amministrativo e la partecipazione democratica del popolo al processo di
pianificazione e di presa di decisioni economico. Il cetralismo democratico, dunque,
si rispecchia anche nel sistema economico e garantisce il carattere scientifico e
democratico della pianificazione su base popolare e democratica per arricchire la
società nel suo complesso, i singoli collettivi e ogni singolo lavoratore. Il controllo
totale dell’economia da parte dello stato socialista è il presupposto fondamentale per
lo svolgimento della pianificazione economica in nome del benessere popolare.
Conclusioni
L’economia pianificata fu applicata con successo in Unione Sovietica e in tutti i
paesi del blocco socialista per organizzare il sistema economico socialista basato sul
potere del proletariato in politica e nell’economia. Questo sistema non era solamente
democratico poiché garantiva il controllo dell’economia e la stesura del piano da parte
del proletariato, il quale costituiva nel suo complesso il popolo dello stato socialista,
ma era anche efficente perché eliminava la disoccupazione, la povertà e gli sprechi
economici. La pianificazione garantiva una razionalità economica superiore a quella
del capitalismo poiché sottoponeva il funzionamento dell’economia agli interessi
dello stato socialista e dei lavoratori. Quindi, il soddisfacimento dei bisogni materiali
e spirituali dei lavoratori ad un livello sempre maggiore, e non la massimizzazione
dei profitti degli sfruttatori attraverso lo sfruttamento del proletariato, costituiva
l’obiettivo primario del sistema economico.
Grazie a tale sistema, l’Unione Sovietica sotto Stalin diventò in breve tempo la
seconda potenza economica e industriale nel mondo, aumentò il tenore di vita della
popolazione, sconfisse il nazismo e liberò da esso i popoli europei e raggiunse vette
altissime in ambito scientifico e tecnologico, ad esempio in ambito spaziale e delle
scienze naturali. L’ideologia scientifica del marxismo-leninismo e l’organizzazione
scientifica della società socialista garantirono i presupposti per le elevate prestazioni
dei sovietici e per il raggiungimento dei traguardi sopra elencati. Il socialismo quale
sistema economico, politico e sociale ha già dimostrato la sua superiorità nei
confronti del capitalismo e va dunque rivitalizzato, riattualizzato e messo in atto.
Ovviamente, il nuovo sistema di economia pianificata che va messo in atto ai
giornoi nostri deve anche considerare lo sviluppo dell’internet, dell’informatica e
del’intelligenza artificiale. Da un lato, questi elementi, quali prodotti ed elementi del
sistema economico, sono oggetto della pianificazione e vanno pianificati attraverso i
piani economici. D’altra parte, quesi elementi costituiscono anche i presupposti della
pianificazione. Poiché in un economia pianificata occorre gestire lo scambio di
informazoni fra le istituzioni del sistema economico e le unità economiche e poiché i
numeri di riferimento e i blianci così come i modelli devono essere elaborati in modo
efficente da parte degli economisti e dei decisori politici così che dai lavoratori,
l’informatica, l’internet e l’intelligenza artificiale devono essere impiegati anche nel
sistema dell’economia pianificata. Ciò ebbe già luogo in Unione Sovietica e questo
processo si intensificherà durante l’edificazione del futuro stato socialista. Comunque,
il sistema politico socialista con la nazionalizzazione dei mezzi di produzione, il
monopolio del potere politico nelle mani del partito comunista e il primato
dell’ideologia marxista-leninista nella società costituiscono delle caratteristiche
imprescindibili del nuovo sistema dell’economia pianificata le quali non possono
essere ignorate e sulle quali si edificherà l’utilizzo dell’internet, dell’informatica e
dell’intelligenza artificiale.