Storia dell’Unione Sovietica
La conoscenza della storia dell’Unione Sovietica, costituisce un presupposto fondamentale per capire sia il funzionamento concreto di una società socialista sia per convincersi della superiorità del socialismo nei confronti del capitalismo in ambito politico, economico, sociale e ideologico. Poiché l’Unione Sovietica ha superato il sistema di sfruttamento capitalistico e ha offerto un modello di sviluppo basato sul governo dlela classe operaia e delle altre classi lavoratrici in politica e nell’economia, la storia dell’Unione Sovietica, è spesso soggetta a diffamazioni da parte dei politici e degli intellettuali occidentali, i quali vengono sostenuti economicamente e ideologicamente dall’aristocrazia finanziaria che comanda in occidente. Da un lato, questo paese viene definito come una dittatura nella quale una minoranza, cioè il partito e l’apparato burocratico, abbia represso il popolo. Dall’altro, esponenti del Trotzkismo e di altre ideologie liberali o libertarie criticano l’Unione Sovietica per non aver mantenuto le proprie promesse di liberazione della società dallo sfruttamento da uomo a uomo e per aver tradito gli ideali originari della rivoluzione. Infine, una terza fazione sostiene che dopo la morte di Stalin, l’Unione Sovietica finì di essere socialista e si orientò verso un modello di sviluppo capitalista e revisionista. Ciò che accomuna le prime due teorie è l’ostilità verso il primo modello di soocietà e di stato non-capitalistico che portasse le masse popolari al governo dello stato, della politica e dell’economia. La terza teoria trascura il fatto che, nonostante Cruscev abbia applicato una critica illegittima a Stalin, il funzionamento dell’economia, dell’apparato e dello stato non furono soggetti a cambiamenti radicali. Quindi, il sistema sovietico rimase marxistaleninista fino al tradimento perpetrato da Gorbachev nella seconda metà degli anni ottanta. Ora più che mai è necessario difendere l’eredità del primo paese socialista al mondo per capire su quali linee di sviluppo è necessario edificare la nuova società socialista dopo il crollo dell’imperialismo.
Presupposti della rivoluzione d’ottobre
Nella storiografia borghese, va di moda il concetto in base al quale la rivoluzione d’ottobbre non fosse stata una rivoluzione in nome delle classi popolari, bensì un colpo di stato effettuato da un partito minoritario per concentrare il potere nelle proprie mani. Tuttavia, questo ragionamento non può reggere a un‘analisi scientifica marxista-leninista. In primo luogo, il marxismo-leninismo insegna che sono le classi sociali, e non tanto i singoli individui o gruppi a determinare l’andamento della storia. Nella Russia zarista si contrapponevano da un lato la nobiltà e la borghesia, le quali sfruttavano il proletariato estraendo plusvalore dal proletariato grazie allo sfruttamento capitalistico e vivevano un‘esistenza parassitaria senza svolgere alcun lavoro produttivo, e il proletariato dall’altra, il quale era il produttore della ricchezza nazionale, ma riceveva solo una frazione di questa ricchezza a causa dello sfruttamento capitalista.
Di conseguenza, gli unici attori politici e ideologici potevano essere o le classi dominanti e sfruttatrici o il popolo lavoratore oppresso e interessato ad un cambiamento delle forme di produzione e della propreità economica capitalistica privata. Il partito comunista non era una casta di intellettuali o una minoranza che mirava a conquistare il potere come fine a se stesso. Il partito bolscevico, il quale racchiudeva in sé sia intellettuali devoti alla causa comunista che operai e contadini, difendeva le ragioni del comunismo e della proprietà sociale dei mezzi di produzione come strumento della classe lavoratrice per amministrare in modo collettivo la ricchezza nel proprio interesse. Il partito comunista era dunque rappresentante della classe lavoratrice, della stragrande maggioranza della popolazione, ed esprimeva gli interessi e gli ideali di questa maggioranza. Se la rivoluzione ebbe sucesso, fu perchè il partito comunista riuscì a convincere il popolo lavoratore delle posizioni dei comunisti e perché le condizioni oggettive della rivoluzione furono particolarmente propizie nella Russia dell’epoca, provocando la distruzione dell’apparato imperialista e monarchico in questo paese.
L’epoca staliniana
L’epoca staliniana viene soggetta a critiche illegittime volte a minare la fiducia del proletariato nei confronti dei modelli storici del movimento comunista e delle reali esperienze di socialismo attuate con successo nel passato. In base alla propaganda occidentale, Stalin sarebbe stato un dittatore totalitario il cui governo illegittimo si sarebbe basato sulla violenza e sull’oppressione. Tuttavia, se si applicano i parametri dell’ideologia scientifica marxista-leninista sull’operato di Stalin e se si fa astrazione dalle menzogne e dalle falsificazioni occidentali concentrandosi sulla realtà oggettiva del periodo staliniano, si giunge a delle conclusioni diametralmente opposte.
In primo luogo, il vero detentore del potere in Unione Sovietica non era né Stalin né il partito in sé, bensì la classe lavoratrice sovietica suddivisa in operai, contadini e intellettuali socialisti. Il popolo lavoratore si autoorganizzava e autogovernava attraverso il partito comunista e lo stato socialista per sviluppare l’economia, gestire la società ed edificare il socialismo ed il comunismo. Il proletariato come classe sociale deteneva il controllo dei mezzi di produzione, delle unità economiche e delle banche e utilizzava quindi la ricchezza della nazione in modo collettivista per arricchire la società nel suo complesso così come ogni singolo individuo. Stalin è stato eletto più volte come segretario generale del partito comunista dell’Unione Sovietica in base alle leggi vigenti all’epoca, la sua autorità si basava sul rispetto delle leggi e della volontà popolare del proletariato dell’epoca e il suo ruolo era quello di rappresentante supremo del proletariato multinazionale sovietico, e non di tiranno con un potere illimitato. Nel sistema partitico e statale dell’URSS esisteva in ogni caso una divisione del lavoro fra i diversi organi di partito e di stato, che permetteva sia la divisione dei compiti governativi fra gli organi competenti che la partecipazione diretta o indiretta, a seconda dei casi, della classe operaia agli affari dello stato e dell’economia oppure dello sviluppo culturale.
In secondo luogo, l’Unione Sovietica sotto il governo di Stalin conobbe uno sviluppo rapido e radicale dell’economia, delle forze produttive e della vita intellettuale del paese. Tale successo è dovuto sia alle caratteristiche peculiari del socialismo come forma di stato e di economia che alle capacità di Stalin come leader del proletariato sovietico e del movimento comunista internazionale. Durante il governo di Stalin, il sistema statale ed economico sovietico, che era stato teorizzato da Marx, Engels e Lenin, venne elaborato dettagliatamente e messo in atto. L’economia pianificata sovietica, basata sulla proprietà statale dei mezzi di produzione nel settore industriale e bancario e collettiva nell’agricoltura, garantiva il controllo sociale e democratico dell’economia e delle risorse produttive da parte del popolo lavoratore, la piena occupazione, il benessere materiale e spirituale del popolo e l’assenza di crisi economiche o finanziarie. La stesura dei piani quinquennali da parte della Commissione Pianificatrice Centrale (Gosplan), l’interazione fra questo organo e i ministeri e le imprese statali subordinate per l’elaborazione dettagliata del piano per tutti i settori e le sfere dell’economia e l’incoraggiamento del lavoro dei lavoratori attraverso stimoli materiali e morali garantirono una serie di vantaggi: l’eliminazione della povertà e della disoccupazione attraverso l’allocazione della forza lavoro in anticipo prima dell’inizio del processo produttivo in base alle capacità del singolo lavoratore e delle esigenze sociali, lo sviluppo rapido e prioritario della produzione di mezzi di produzione e quindi la crescita esponenziale del settore industriale, il fondamento dell’economia socialista, la crescita degli stipendi e l’aumento del tenore di vita medio della popolazione, l’ascesa sociale per un gran numero di quadri, impiegati ed operai specializzati. Tutte queste tendenze positive non ebbero solamente l’effetto di migliorare notevolmente le condizioni di vita materiali e spirituali dei sovietici, ma anche l’avanzamento dell’Unione Sovietica a seconda potenza economica a livello mondiale in breve tempo. Il socialismo ha dunque già dimostrato in Unione Sovietica la propria superiorità di sviluppo nei confronti del modello di sviluppo capitalista, basato sullo sfruttamento dei lavoratori, sullo strapotere dei capitalisti e sull’anarchia dei mercati.
Anche in ambito culturale ed economico, Stalin contribuì al raggiungimento di traguardi notevoli. L’analfabetismo venne eliminato, crebbe il livello medio di istruzione dei sovietici attraverso il sistema educativo gratuito, l’equiparazione delle donne agli uomini in termini di diritti e di sstipendi enne messa in atto e vennero introdotte misure per migliorare le condizioni di vita degli operai, come ad esempio la sanità pubblica e la giornata di otto ore, i giorni di vacanze retribuiti e garantiti dalla legge e il miglioramento del sistema dell’assistenza sociale per tutte le fasce della popolazione.
Al contrario, le accuse rivolte nei confronti di Stalin sono o infondate o una falsificazione della realtà. Non solo la violenza applicata in Unione Sovietica era una violenza legittima poiché partiva dalla maggioranza proletaria verso una minoranza di ex-sfruttatori e classi reazionarie e, dunque, era una forma necessaria di lotta di classe per salvaguardare il potere sovietico, ma le forme di questa violenza vengono ingrandite o addirittura inventate per distrarre le masse dai benefici del socialismo e dal fallimento del capitalismo. Ad esempio, il GULAG sovietico non può essere paragonato al lager nazista. Mentre il lager nazista era un campo di sterminio, il GULAG era una prigione nella quale i condannati venivano sottoposti ai lavori forzati per essere rieducati, resi cittadini siovietici responsabili dell’edificazione socialista e reintegrati nella società dopo la loro permanenza in prigione. Anche nel periodo delle “cosiddette purghe staliniane”, il motivo per il quale aumentò il numero dei detenuti e delle condanne a morte non fu dovuto alla cosiddetta “tirannide” di Stalin. Era piuttosto l’allora capo dei servizi segreti, Yezhov, ad essere stato arruolato dai servizi segreti tedeschi e nazisti in chiave anticomunista per scatenare repressioni ingiustificate contro alcuni membri della popolazione e seminare discordia in Unione Sovietica in modo da aizzare il popolo contro Stalin e contribuire al rovescio del suo governo. Quando i crimini di Yezhov furono scoperti, lui fu condannato a morte per attività antisovietiche. L‘Holodomor, uno dei tanti miti della propaganda anticomunista, non ebbe luogo. In realtà, le repressioni in Ucraina all’epoca erano espressione di lotta di classe nei confronti dei kulaki, una classe reazionaria nelle campagne russe ed ucraine la quale applicava violenza nei confronti degli esponenti del potere sovietico e sfruttava i contadini nelle campagne. Se fu applicata della violenza, fu in occasione della repressione di questa clase sociale. Non solo non esistono prove per il Holodomor, così come non esiste nessuna prova che Stalin abbia provocato una tale carestia, ma i primi a diffondere questa falsa notizia furono nazisti ucraini emigrati negli USA dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e riutilizzati dagli USA in chiave anticomunista e antisovietica. Infine, le purghe sovietiche degli anni trenta non possono essere considerate come repressioni illogiche e irrazionali. Al contrario, furono il frutto delle indagini dei servizi segreti a seguito dell’assassinio di Kirov, l’allora capo del PCUS di Leningrado e amico di Stalin, e indicano che esistevano tentativi controrivoluzionari per spodestare il governo sovietico e ripristinare il capitalismo in URSS.
Stalin fu l’artefice del successo del socialismo in Unione Sovietica e ispirò il popolo al raggiungimento di vette impensabili. Ogni attacco contro Stalin non è volto a condannare le cosiddette “violazioni dei diritti umani”, cosa che sarebbe illogica visto che gli stessi intellettuali, politici e capitalisti occidentali che si scandalizzano per la violenza in Unione Sovietica sostengono l’imperialismo statunitense con tutti gli orrori e le violenze inaudite perpetrate dagli USA ai danni dei popoli aggrediti. In realtà, tramite la demonizzazione di Stalin, si tenta di screditare l’unico modello di socialismo finora messo in atto e di distrarre le masse popolari da questa alternativa al capitalismo. In questo modo, si rappresenta il capitalismo come unico sistema politico, economico e sociale esistito da sempre e destinato a non eclissarsi mai. Però, l’analisi marxista-leninista dell’Unione Sovietica dimostra che l’operato di Stalin fu positivo per la vittoria del socialismo nel XX secolo.
Kruscev e Brezhnev
Poco dopo la morte di Stalin, durante il XX congresso del PCUS, Cruscev sottopose il governo di Stalin ad una serie di accuse. In particolare, furono denunciati atti di violenza contro alcuni membri del partito comunista e della popolazione, così come il cosiddetto culto della personalità attorno al defunto leader sovietico. Tali accuse furono infondate e servirono solamente a cementificare l’ascesa al potere di Cruscev e del suo gruppo dirigente.
Infatti, gli atti di repressione sotto l’era staliniana si erano rivolti contro membri del partito condannati sulla base dei loro crimini controrivoluzionari. Gli atti processuali dell’epoca dimostrano chiaramente che gli imputati confessarono i loro crimini e che esisteva un pericolo reale per il potere sovietico. Per quanto riguarda le fasce della popolazione soggette a persecuzioni e ad atti di violenza, si trattava di fasce della popolazione legate alle classi sfruttatrici della vecchia Russia zarista e tali repressioni possono essere considerate come espressione della lotta di classe del proletariato sovietico contro classi reazionarie della vecchia società. Le uniche repressioni ingiustificate furono perpetrate, come già detto prima, da Yezhov, l’allora capo del servizio segreto sovietico, perché lui era stato arruolato dai servizi segreti della Germania nazista per scatenare il malcontento popolare contro Stalin. Se si sommano le vittime delle persecuzioni giustificate e non, si arriva comunque alla conclusione che le vittime di queste misure erano una minoranza assoluta della popolazione. La stragrande maggioranza della popolazione sovietica beneficiò del governo di Stalin e delle misure da esso messe in atto, giacché il sistema sovietico si basava sulla democrazia proletaria del popolo lavoratore e multietnico sovietico. Infine, il culto della personalità era espressione dell’amore del popolo nei confronti di Stalin: il potere sovietico realizzò veramente un sistema di potere democratico e socialista che aumentò il tenore di vita delle masse, consentì la partecipazione democratica dei lavoratori alla vita politica, economica e sociale, realizzò l’uguaglianza fra la donna e l’uomo così come tra le nazioni e industrializzò il paese. Ovviamente, il popolo esprimette la propria gratitudine nei confronti del leader sovietico e del partito attraverso il culto. Tale culto non fu creato da Stalin, poiché fino ad oggi non sono state fornite alcune prove del fatto che Stalin abbia creato o fomentato questo culto.
Alla luce di queste osservazioni, è ovvio che l’obiettivo principale di Cruscev non era quello di correggere le cosiddette “devazioni” di Stalin dai principi del marxismo-leninismo. Tra l’altro, nemmeno Cruscev osò mettere in discussione l’edificazione del socialismo in Unione Sovietica sotto la guida di Stalin, anzi riconobbe i successi dell’edificazione socialista sotto il suo governo. In realtà, Cruscev mirava a spodestare il cerchio di politici vicino al defunto leader sovietico, voleva imporsi nella lotta interna al partito per la divisione di posti e di sfere di influenza e tendeva a cementificare il proprio potere all’interno del partito e dello stato. Tuttavia, è illegittimo accusare Cruscev e l’Unione Sovietica sotto la sua guida di tradimento nei confronti del socialismo. Infatti, i principi cardinali del sistema, cioè la proprietà statale dei mezzi di produzione e delle unità economiche, l’economia pianificata, il primato politico del partito comunista come garanzia della concentrazione del potere nelle mani del proletariato e il primato dell‘ideologia marxista-leninista nella vita intellettuale del paese, rimasero intatti. Le uniche modifiche che furono adottate riguardavano certi aspetti organizzativi in ambito economico. E anche questi furono comunque ribaltati da Brezhnev.
Durante l’era di Cruscev e Brezhnev, l’Unione Sovietica continuò a svilupparsi e a raggiungere vette sempre più alte. Il sistema dell’economia pianificata venne ulteriormente perfezionato e venne data enfasi sia allo sviluppo prioritario dei mezzi di produzione che alla produzione di beni di consumo. Lo stato sovietico intensificò la costruzione rapida, efficace e a basso costo di nuovi alloggi per la crescente popolazione sovietica. Il paese di Lenin raggiunse per primo il traguardo dell’invio del primo satellite e del primo uomo nello spazio e inviò sonde su altri pianeti, come ad esempio Venere. Tutto questo fu reso possibile sia dagli impegni dell’era staliniana che dalle peculiarità del sistema socialista e dall’impegno del popolo multinazionale sovietico.
Il tradimento di Gorbaciov
Lo smantellamento dell’Unione Sovietica viene rappresentato come un fallimento del modello di sviluppo socialista da parte della storiografia occidentale. Ciò si rivela falso alla luce di un‘analisi scientifica e marxista-leninista. In primo luogo, il socialismo non presentava problemi endogeni che abbiano contribuito al suo crollo. L’economia pianificata basata sulla proprietà statale dei mezzi di produzione e le unità economiche garantiva sia la piena occupazione che il soddisfacimento dei bisogni materiali e spirituali del popolo sovietico senza crisi economiche. Il sistema politico, basato sul primato del partito comunista sovietico e dello stato socialista in tutte le sfere della società e della politica, garantiva l’autogoverno delle classi lavoratrici e la democrazia socialista all’interno dello stato e del partito nel contesto del centralismo democratico. Il progresso tecnologico e scientifico, promosso anche dall’esistenza di un’ideologia scientifica quale il marxismo-leninismo, garantiva uno sviluppo costante e notevole delle forze produttive. Quindi, la stabilità, il progresso e il benessere offerti da questo sistema erano innegabili e dimostravano la superiorità del socialismo e dell’ideologia marxista-leninista nei confronti del capitalismo.
In realtà, lo smantellamento del socialismo in URSS e nel blocco sovietico fu dovuta ad una serie specifica di fattori esterni ed interni. Infatti, durante la guerra fredda si sviluppò una nuova classe dirigente del mondo capitalista, la cosiddetta aristocrazia finanziaria, la quale soppiantò la borghesia industriale nazionale. La vecchia borghesia industriale nazionale era conservatrice, era legata alla sfera materiale di produzione e allo stato nazionale con tutte le sue peculiarità specifiche. Di conseguenza, questa classe dirigente promuoveva una visione conservatrice della società volta a sottolineare determinati concetti come famiglia, nazione e coesione sociale quali garanti dell’ordine sociopolitico ed economico. La borghesia industriale nazionale si riproduceva a livello nazionale e desiderava quindi salvaguardare e sviluppare lo stato nazionale con le sue forme sociali, culturali e politiche. Nonostante questo modello di sviluppo presentasse lo sfruttamento della classe operaia attraverso l’estorsione di plusvalore, la disoccupazione e le crisi economiche così come la repressione materiale ed ideologica dei lavoratori, questo sistema garantiva tuttavia una serie di concessioni al proletariato ed era generalmente volto al mantenimento dello status quo. Al contrario, l’aristocrazia finanziaria sviluppatasi durante la guerra fredda presenta una fisionomia diversa. Si riproduce a livello globale, quindi tende ad abolire lo stato nazionale con le sue forme di partecipazione popolare borghese per creare un mondo uguale ad una sfera liscia sulla quale possa scorrere indisturbatamente il flusso di capitale, merci, forza lavoro e denaro al fine di arricchire gli aristrocratici finanziari. In ambito culturale ed ideologico, vengono favoriti la disintegrazione della famiglia (per isolare l’individuo proletario e renderlo più malleabile nei confronti dello strapotere finanzario ed aristocratico), l’immigrazione di massa (per ridurre il prezzo della forza lavoro e far lottare le classi popolari autoctone e di origine straniera fra di loro, distraendole dal capitalismo) e il libertinismo dei costumi (per dare l’illusione al proletariato che questo tipo di società sia progressista e non esista più né sfruttamento né oppressione). Ogni diritto e ogni identità vengono sacrificati sull’altare dell’individualismo consumistico volto a distruggere ogni forma di comunità e di diritti proletari in modo da poter controllare più facilmente il proletariato globale e sottoporlo al proprio sfruttamento e al soggiogamento materiale e ideologico. Di conseguenza, queste tendenze ideologiche dell’aristocrazia finanziaria occidentale finirono per infettare una parte (anche se non la totalità) delle popolazioni del blocco sovietico convincendole erroneamente che il socialismo fosse una società conservatrice ed opprimente e che il capitalismo liberale promettesse maggiori possibilità di consumo e di sviluppo individuale. Il popolo nei paesi socialisti, non conoscendo la realtà capitalistica, si lasciò, in alcuni casi, sedurre da questa ideologia e seminò discordia nel campo socialista.
Inoltre, non va neanche sottovalutato il fattore Gorbachev. L’ultimo leader sovietico attuò una serie di riforme volte a scardinare sia la proprietà statale dei mezzi di produzione che l’economia pianificata. In aggiunta, venne messo in discussione il primato politico e ideologico del partito comunista e della sua ideologia. In questo modo, vennero attaccati i pilastri del socialismo. Infine, l’Unione Sovietica crollò a causa del suo smantellamento da parte di Gorbachev e della sua cricca, e non a causa delle sue caratteristiche peculiari, le quali invece, fino alla metà degli anni ottanta, avevano dimostrato il successo del socialismo e l’incapacità del capitalismo di risolvere i problemi delle classi lavoratrici.
Conclusioni
L’esperienza sovietica mostra il successo del socialismo e dell’ideologia comunista e deve essere studiata in modo da coniugare il socialismo ed il marxismo-leninismo con il progresso nell’ambito dell’era digitale in modo da creare una forma di stato e di economia basata sul governo delle classi lavoratrici e sul primato ideologico del marxismo-leninismo. In particolare, i paesi del blocco socialista dimostrano che per lo meno il socialismo, il primo stadio della società comunista, deve necessariamente raffigurarsi come stato centralizzato con un partito comunista al potere e con un’economia pianificata basata sulla proprietà sociale, quindi statale, delle unità economiche e dei mezzi di produzione. Solo questo sistema garantisce l’autogoverno del proletariato, l’assenza di crisi economiche grazie alla pianificazione economica, l’accrescimento del benessere materiale e spirituale dei membri della società e lo sviluppo costante di arte, scienza e tecnologia in chiave umanistica per servire i lavoratori. Tutte le altre varianti ideologiche liberali, anarchiche o revisioniste o non si basano su fondamenta teoriche solide o non furono mai realizzate perché erano impopolari o impraticabili
La società socialista e comunista deve essere descritta e tratteggiata in modo da convincere il popolo a livello nazionale ed internazionale della praticabilità di questo modello sociale, politico ed economico. Nonostante debbano essere effettuati ulteriori elaborazioni per adattare questo sistema allo sviluppo dell’internet, dell’informatica e dell’intelligenza artificiale, dal punto di vista politico, sociale, economico ed organizzativo, lo stato sovietico e gli stati del campo socialista sono stati un successo e i loro principi vanno revitalizzati e riattualizzati. Questo sistema garantisce la democrazia per i lavoratori, il benessere del popolo e l’abolizione dello sfruttamento. Il compito dei comunisti e dei paesi socialisti o, per lo meno, ostili all’occidente e che hanno un passato socialista, è quello di riproporre questo sistema sottolineando i suoi vantaggi e arricchendolo con gli sviluppi in ambito tecnologico e scientifico.