
Il Mutualismo
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Cos’è il mutualismo, in breve?
Dal punto di vista marxista, il mutualismo è una forma di socialismo utopistico che risale a Proudhon, socialista francese contemporaneo di Marx. E’ una corrente anarchica la cui prassi consiste nel promuovere cooperazione volontaria e mutuo appoggio in maniera tale da raggiungere una situazione di potere duale che porti al graduale superamento del sistema capitalista. L’emancipazione della classe lavoratrice avverrebbe dunque non per mezzi politici, ma tramite l’organizzazione di gruppi autogestiti di produttori. L’anarchico americano Clarence Swartz definisce il mutualismo come “un sistema sociale basato su libertà, reciprocità e sovranità dell’individuo su sè stesso […] realizzato tramite iniziativa individuale, libero contratto, cooperazione, competizione e associazione volontaria”.
Perchè ci interessa parlare di mutualismo?
1. Perchè il socialismo utopistico è uno dei semi dalle cui contraddizioni si è sviluppato il pensiero marxista, che ne ha rivelato e superato i limiti.
2. Perchè ancora oggi ci sono gruppi politici che si rifanno a teorie utopistiche quali il mutualismo. Potere al Popolo dichiara “il mutualismo è un tratto distintivo del progetto di Potere al Popolo, un elemento caratterizzante […] È forma di resistenza economica e sociale che proponiamo di sviluppare territorio per territorio con le altre pratiche quotidiane generando reti di solidarietà nelle quali le pratiche sociali che le compongono si definiscono in autonomia e indipendenza tra di loro.” (da Poterealpopolo.org).
Socialismo Utopistico
Il mutualismo è tra quelle dottrine che i marxisti definiscono “socialismo utopistico” (come quelle di Owen, Fourier, Saint-Simon ecc.). Engels definisce criticamente gli utopistici come coloro per cui “il socialismo[…] è l’espressione delle assolute Verità, Ragione, Giustizia [ovvero astrazioni metafisiche, n.d.a.]. Poiché la verità assoluta è avulsa dal tempo, dallo spazio e dallo sviluppo storico dell’uomo, è solo un caso quando e dove sia scoperta [dunque privo di ragione storica o base materiale, n.d.a.]. Ma la verità, la ragione e la giustizia assolute sono diverse per ogni caposcuola; […] allora in tal conflitto d’assolute verità è impossibile una soluzione diversa dall’escludersi a vicenda. Dato ciò, poteva venir fuori solo un socialismo medio eclettico, […] una miscela che ammette varie sfumature […] Per far del socialismo una scienza, serviva anzitutto porlo su una base reale.” (da “Socialismo dall’Utopia alla Scienza”)
Dall’Utopia alla Scienza
Lenin in “Tre Fonti e Tre Parti Integranti del Marxismo” identifica il socialismo utopistico come una delle tre fonti del marxismo. Le altre due sono l’econimia classica (in particolare Adam Smith, David Ricardo) e filosofia materialista e dialettica (quindi Feuerbach e Hegel). Dai limiti e dalle contraddizioni di ognuna di queste 3 fonti derivano parti integranti del pensiero marxista:
1. L’economia classica di Adam Smith, David Ricardo ecc. è superata con la teoria del plusvalore. “Là dove gli economisti borghesi vedevano dei rapporti tra oggetti (scambio di una merce con un’altra), Marx scoprì dei rapporti tra uomini […] Il capitale indica lo sviluppo ulteriore di questo legame: la forza-lavoro dell’uomo diventa una merce.”
2. La dialettica idealistica Hegeliana è superata con il materialismo dialettico e storico, ovvero “una teoria scientifica integrale e armonica, la quale mostra come da una forma di vita sociale, in seguito all’accrescimento delle forze produttive, si sviluppi un’altra forma più elevata, come, per esempio, dal feudalesimo nasca il capitalismo. Allo stesso modo che la conoscenza dell’uomo riflette la natura, che esiste indipendentemente da lui, […] così la conoscenza sociale dell’uomo (ossia le diverse concezioni e le dottrine filosofiche, ecc.) riflette il regime economico della società. Le istituzioni politiche sono una sovrastruttura che si erige sulla base economica. Noi vediamo, per esempio, come le diverse forme politiche degli Stati europei contemporanei servono a rafforzare il dominio della borghesia sul proletariato.”
3. Il socialismo utopistico è superato con la scoperta della lotta di classe, motore dello sviluppo sociale, e quindi del ruolo chiave del proletariato. “Fino a quando gli uomini non avranno imparato a discernere, sotto qualunque frase, dichiarazione e promessa morale, religiosa, politica e sociale, gli interessi di queste o quelle classi, essi in politica saranno sempre vittime ingenue […] Ogni istituzione, per barbara e corrotta che essa sembri, si regge sulle forze di queste o quelle classi dominanti. E per spezzare la resistenza di queste classi vi è un solo mezzo: trovare nella stessa società che ci circonda le forze che possono – e che per la loro situazione sociale debbano – spazzar via il vecchio ordine e crearne uno nuovo ed educarle e organizzarle per la lotta.”
Il socialismo utopistico parte dalla condanna morale del sistema capitalista, non dall’osservazione oggettiva delle contraddizioni al suo interno che ne prefigurano il superamento. Parte da concezioni metafisiche di giustizia, non da basi materiali. Qui la differenza con il marxismo.
Critica Marxista di Utopismo e Anarchismo
Come per altre correnti anarchiche, i comunisti criticano l’idealismo della dottrina mutualista. Questa ignora o sottovaluta il carattere di classe dello stato, il suo potere repressivo, e il suo ruolo centrale nel mantenimento del capitalismo, incluso del cosiddetto “libero mercato”. Tutto ciò rende futile la promozione di gruppi autogestiti decentralizzati e volontari, privi di un’avanguardia e di una propria organizzazione politica. Finchè esistono contraddizioni tra classi, esisteranno strumenti di repressione di classe. Di fronte alla massima organizzazione della classe borghese, strutture autonome disconnesse e reti di solidarietà sono destinate a essere schiacciate qualora davvero rappresentino una sfida all’egemonia capitalista.
Questo non può essere riconosciuto da mutualisti e anarchici, poichè non apprezzano appieno la funzione storica della lotta di classe. A detta dell’anarchico comunalista Bookchin (“maestro” dell’ideologo curdo Öcalan), invece del concetto di classe, che ha una base materiale, andrebbe preferito il concetto più astratto di “gerarchia”. Allo stesso modo, invece di sfruttamento, che fa riferimento ai rapporti di produzione, andrebbe preferito “dominazione”. Lo stesso Öcalan (PKK) dichiara “il nuovo concetto di socialismo è per l’umanità intera”, espressione che ricorda il “partito di tutto il popolo” del revisionista Krusciev. Mentre il suono umanistico di queste nuove categorie può affascinare alcuni, è necessario evidenziarne il distacco dalle reali contraddizioni di classe esistenti nella società.
Öcalan parla di creare un “uomo nuovo”, ma a differenza dell'”uomo nuovo” sovietico, questo è un’astrazione idealistica su basi culturali e identitarie del popolo curdo, non il risultato di una rivoluzione nei rapporti di produzione, che sono la base materiale della cultura e ideologia di un popolo. Andando oltre, dichiara che le contraddizioni di classe in Kurdistan siano “poco pronunciate” e di poca importanza rispetto alle contraddizioni tra “collaboratori” e “patrioti”. Questo è ben diverso dal fronte unito di Mao durante la rivoluzione cinese, il quale includeva, tra le altre classi, anche la borghesia nazionale, contro imperialismo, borghesia compradora, e proprietari terrieri. Infatti, nel caso cinese, la lotta di classe e il ruolo giuda del proletariato non furono mai messi in discussione. Inoltre, il fronte univa quelle classi capaci di risolvere le principali contraddizioni correttamente identificate da Mao in una Cina ancora semi-feudale e semi-coloniale.
Riassumendo, anarchici e utopisti di ogni corrente hanno in comune la preferenza per categorie idealistiche e metafisiche rispetto a quelle materiali su cui si basa l’analisi scientifica marxista. Dichiararsi contro “gerarchie” e “dominazione”, dire ingiusta l’appropriazione della forza-lavoro da parte della borghesia, non rivela in alcun modo la via per il superamento della condizione attuale, bensì si limita ad “affermare che quel fatto economico contraddice il nostro senso morale. Per questo Marx non ha mai fondato su questa base le sue rivendicazioni comuniste, bensì sul necessario crollo, che si verifica ogni giorno di più sotto i nostri occhi, del modo di produzione capitalistico.” (Engels, prefazione a “Miseria della Filosofia”)