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Pillola anticoncezionale
09/02/2022 By Commissione Donne Partito Comunista - Federazione Estero Non attivi

Una pillola amara

Pillola anticoncezionale: Tra rischi e profitto

Pillola anticoncezionale: Tra rischi e profitto

Pillola anticoncezionale:

Tra rischi e profitto

Quando si parla di discriminazione e capitalismo, è importante analizzare anche il campo della medicina, il quale, in un sistema di produzione che pone il profitto economico, al di sopra di qualsiasi altra cosa, come obiettivo, non può che creare sfruttamento e disuguaglianza nel suo avanzamento economico.

Quando si parla di patriarcato e diritti delle donne nel campo della medicina, un tema molto importante da considerare è, in particolare, quello della produzione e distribuzione della pillola contraccettiva. Quest’ultima non solo è un tipo di farmaco molto diffuso (utilizzata, per esempio, dal 16,2% delle donne italiane, dal 30% delle donne inglesi, e dal 40% delle donne olandesi), ma anche una grande fonte di guadagno per compagnie farmaceutiche, in primis la Bayer, la quale trae un profitto di miliardi dalla loro produzione.

La controversia di questo tema deriva dal fatto che la pillola, diffusa in America ed in Europa a partire dagli anni ‘60, viene spesso indicata come importante tappa nella liberazione della donna, mettendo il potere decisionale del fare figli o no nelle sole mani delle donne.

Non volendo rinnegare questo fatto, allo stesso tempo, è essenziale analizzare le importanti problematiche di salute comportate dall’uso della pillola; sia in Europa che negli Stati Uniti, ci sono state molte morti legate all’uso della pillola, e, in definitiva, l’accettazione degli effetti potenzialmente devastanti di questo medicinale possono essere un’indicazione del valore biopolitico della donna rispetto all’uomo nelle nostra società. Vale a dire, la vita di una donna rispetto alla vita di un uomo, ha meno valore, è un sacrificio accettabile agli occhi del sistema capitalistico.

Questa verità emerge in particolare, osservando il foglio illustrativo di alcune delle marche più distribuite. La pillola presenta, infatti, effetti secondari, alcuni molto gravi. Prendiamo per esempio la marca Yasmin:

Come effetti comuni, vengono elencati:

  • Emicrania

  • Nausea

  • Umore depresso

In casi più rari (e molto gravi)

  • Danni all’udito

  • Eritema

  • Coagoli sanguigni dannosi che possono causare infarti o ictus.

Altra marca molto usata, la Diane (particolarmente per curare l’acne) presenta come possibili, anche se definiti rari, effetti collaterali:

  • Disturbi psichiatrici (depressione)

  • Trombosi

  • Tumore al seno

Dunque, i dati indicano chiaramente che la pillola è tutt’altro che innocua, e che prenderla vuol dire andare incontro a grandi rischi in termini di salute; con l’assunzione di questo farmaco non si scherza, poiché si rischiano conseguenze anche gravi. Eppure la Bayer in passato ha addirittura pubblicizzato l’uso della pillola, con la promessa della pelle liscia, utilizando un personaggio famoso come sostenitrice e portavoce. Ci verrebbe da concludere che, per una donna, trombosi o tumore al seno siano dunque un prezzo piú che giusto da pagare per avere la pelle liscia. Difatti spesso i medici prescrivono la pillola a giovani donne che hanno l’acne e, influenzate da una società mediatica in cui viene dettata l’importanza di avere la pelle liscia, accettano questo farmaco con i rischi enormi che comporta. In realtà, la trasparenza riguardo i rischi nuocerebbe agli interessi di questo gigante farmaceutico. La Bayer è stata accusata di tenere nascosti i rischi della Yasmin, la quale è stata legata a 7 morti in Germania e ben 50 negli Stati Uniti, legate a casi di infarti, embolia polmonare e ictus. Nonostante ciò, la Bayer si rifiuta di pubblicare dati sugli effetti collaterali per non ‘creare allarme’.

Ma il dato che più stupisce è l’enorme divario di veduta e accettazione nel caso della pillola maschile rispetto a quella femminile. Sono stati infatti presentati studi sull’eventuale produzione di una pillola anticoncezionale maschile, la quale, però, è stata ‘rifiutata’ dal mercato; secondo un articolo pubblicato sul corriere online, nessuna casa farmaceutica sarebbe disposta a produrla, principalmente per via degli effetti collaterali. Gli effetti riportati dagli uomini durante la sperimentazione sarebbero mal di testa, acne, sbalzi di umore (dunque alcuni degli effetti piú lievi e diffusi riscontrati anche tra le donne). Come ipotizzato nell’articolo, è probabile che le case farmaceutiche siano preoccupate da eventuali problemi medico-legali, oltre al problema degli effetti collaterali. Quindi, nel caso di quella femminile, come abbiamo visto, essa viene non solo prodotta, ma pubblicizzata. Viene prescritta a donne e ragazze come contraccettivo ma anche semplicemente per motivi estetici, per far rientrare la donna nei parametri di bellezza imposti e promulgati dalla società capitalista. La responsabilitá della contraccezione anche viene messa sulle spalle della donna, e poco importa se il metodo comporta gravi rischi. La questione non è solo la condanna in sé del medicinale, ma il problema della diversa visione dei rischi a seconda dei due casi. Non è giusto che il sistema tragga profitto in generale e a discapito della sanità delle donne in particolare. La salute della donna, all’interno del capitalismo, è secondaria al suo aspetto fisico, secondaria alla sua responsabilitá di dover procreare o di non procreare, e infine secondaria alla salute dell’uomo. Noi donne comuniste denunciamo quest’ennesima ingiustizia che deriva da un sistema che antepone il profitto davanti alla salute, al benestare, e alla vita stessa delle donne.

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