La rivoluzione mancata del Risorgimento
17 marzo 1861
Secondo Antonio Gramsci, “è questo il contributo più importante della Rivoluzione francese […] si intuisce di peso decisivo nel dare l’avviata al moto del Risorgimento.”
Nell’Italia del diciannovesimo secolo, non c’era un proletariato industriale organizzato capace di trasformare la società in modo radicale.
Gramsci riteneva che il Risorgimento avrebbe potuto comunque essere rivoluzionario grazie anche al consenso dei contadini. Però non ci fu una riforma agraria che potesse spezzare il latifondo.
L’unificazione della penisola si attuò purtroppo assieme all’ascesa della borghesia. Mentre nel Nord, calava il neonato capitalismo, l’arretratezza economica stringeva il sud.
Restava da fare la rivoluzione sociale anzi socialista con l’alleanza tra proletari e agricoltori. Il popolo combattente voleva l’indipendenza e l’unità però fu opportunista e repressiva la monarchia verso i rivoluzionari che venivano dalle classi subalterne del nord e del sud.
Prevalsero la politica espansionistica sabauda, la scelta del re centralista, insomma l’egemonia conservatrice dei monarchici alleati ai borghesi.
La cosiddetta Unità è servita alla borghesia a sostegno dei reali per estendere i mercati, anzi per deprecare altri mercati, generando fenomeni migratori di massa nonché i semi di una futura criminalità organizzata che rifinì a braccetto con lo stato fascista.
Il 17 marzo 2022, c’è chi ha festeggiato l’unificazione sotto la bandiera dei Savoia e dei cavouriani e c’è chi continua a pensare che è solo un’Unità di cartone dietro cui tenta a malapena di nascondersi lo stato borghese che non fa altro che imporre politiche divisorie.
“Oggi, i gusti sul cibo provocano divisione, oggi, i gusti sul genere provocano divisione, oggi, i gusti sessuali provocano divisione. Mentre invece noi avremmo bisogno […] di una grande unità, con un filo rosso che lega tutta la società per il cambiamento” (Marco Rizzo). I diritti sociali sono inalienabili. Contro la finta unità del cosiddetto governo tecnico, ridiamo all’Italia i suoi veri colori con l’unione dei proletari!