La Mattanza Delle Donne
Dopo l’articolo scritto dalle compagne sull’impatto della pandemia sulle donne pubblicato sulla pagina della federazione Estero, passiamo ad un altro tema contro il quale occorre lottare: quello della violenza domestica.
Nel sistema capitalistico, c’è una duplice oppressione : quella padronale e quella patriarcale. Tale sistema mantiene le disuguaglianze tra uomo e donna per favorire lo sfruttamento e stringere le catene del lavoro improduttivo domestico, quindi la violenza.
Solo negli anni 2000, il diritto inizia a riconoscere quello che si chiama il femminicidio ovvero l’assassinio di una donna da parte di un uomo solo perché è una donna. Ma riconoscere un diritto non basta. Durante la pandemia, c’è stato un incremento esponenziale dei casi di violenza. Esistono i diritti delle donne però si tratta di un riconoscimento formale. In cambio, il loro corpo è mercificato ad oltranza in un contesto di violenza fino al femminicidio. Purtroppo, è uno dei fenomeni estremi accettati in una società violenta verso i vulnerabili (che sia dal punto di vista del genere, della condizione sociale, dell’etnia, dell’orientamento sessuale, ecc). Il sistema capitalistico favorisce le disuguaglianze, la precarietà dei settori a presenza femminile. Le attività di cura domestiche sono sempre una particolarità femminile mentre la cosiddetta politica di parità (ossia le quote rosa) ha favorito la promozione di una certa elite. Vi ricordate la ‘violenza’ subita dalla Von Der Leyen che voleva la poltrona da regina invece del sofà dove tutta la federazione estero poteva accomodarsi allo stesso momento? Tale femminismo liberale non fa per noi. Secondo il marxismo, le donne sono le prime a subire un’ oppressione di classe.
La pandemia ha accelerato la violenza delle vite di tantissime donne. La reclusione forzata durante i vari lockdown ha aumentato le dinamiche di violenza ed i figli anche sono stati costretti ad assistere alle varie aggressioni. Le misure restrittive prese contro il Covid hanno costituito un motivo di intrappolamento in casa con il marito e padre violento. Il 90% dei femminicidi è preceduto da violenze fisiche e mentali, da un controllo permanente sul corpo e sulle relazioni sociali e da un isolamento totale. Le vittime di violenza sono nel maggior pericolo nel momento in cui lasciano il marito perché la separazione precede un’eventuale emancipazione: 3 femminicidi su 4 si fanno durante la separazione. Tutti i rapporti da qualche anno mostrano un grave fallimento delle istituzioni statali. Le testimonianze sono disprezzate da tanti poliziotti o carabinieri, i pericoli che corrono madri e figli sono sottostimati, le denunce non sono trattate, le donne devono rispettare il diritto di visita dato all’ex marito anche se continua ad essere violento. Così, si mantiene la pressione su di loro. Sono delegittimate e prive di soccorso, protezione, cure e giustizia. Inoltre, durante i lockdown, i centri antiviolenza sono stati chiusi. Nel mentre, tale marito ha diritto di vita e di morte sulla donna. In Francia, solo il 18% delle denunce porta ad investigazioni, l’80% viene archiviato senza nessun seguito.
Bisogna che siano creati dei luoghi dove le donne possano ritrovarsi al riparo dopo episodi di violenza. Bisogna anche che ci sia sostegno ai membri della famiglia che hanno assistito alle violenze, che sono eventualmente sopravvissuti ad un femminicidio, particolarmente i figli. Quale bambino o quale bambina può immaginare che un giorno suo padre ucciderà sua madre?
Ci vuole più protezione: oltre i luoghi dove stare al riparo, esistono altri dispositivi come i braccialetti antistalker, i telefonini speciali che permettono con un solo tasto di accedere ad una piattaforma di telesorveglianza e di essere geolocalizzate, ecc. Bisogna formare i medici, i magistrati, gli avvocati, gli assistenti sociali, i poliziotti, i carabinieri, ecc. Bisogna che lo stato preveda cospicui finanziamenti a tale fine. Invece, nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza intitolato Italia Domani, niente è previsto, solo un vago “mercato del lavoro più dinamico e senza discriminazioni di genere”. Infine, dovrebbero anche esistere centri per uomini maltrattanti, ci vuole un controllo rigorosissimo verso gli uomini violenti.
Bisogna quindi attuare queste possibili soluzioni per liberare le donne dai problemi concreti della vita. In una società patriarcale, gli uomini hanno un maggior valore, la loro parola ha più peso, i loro diritti e la loro libertà sono prioritari. Una società deve proteggere le vittime. In questo contesto particolare in cui ci si accontenta di contare i femminicidi con l’unico scopo di alimentare la morbosità di un popolo abbrutito, bisogna che, di fronte alla presunzione d’innocenza dell’uomo, ci sia pure la presunzione di credibilità della donna.
La rivoluzione bolscevica ha tagliato le radici dell’oppressione e delle disuguaglianze di genere. È stato il primo grande passo verso l’emancipazione. C’è stata una politica volontarista per i diritti fondamentali: l’aborto, il divorzio, il voto, il congedo maternità, l’uguaglianza di stipendi, la limitazione del lavoro di notte allorché il contesto era durissimo in una Russia stremata dalla prima guerra mondiale, con le popolazioni da sfamare e da alfabetizzare. La sfida per i comunisti è di trovare un interesse comune a tutti i lavoratori, donne e uomini e quindi di creare una classe sociale che possa lottare per migliorare tutti i campi della vita. Invece nella società borghese, i rapporti di lavoro sono rapporti di concorrenza, si organizza la divisione tra lavoratori. Il padrone schiaccia i lavoratori e lascia che i lavoratori si schiaccino a vicenda o che siano schiacciati dai macchinari in disuso come se fosse una fatalità. Il capitalismo organizza sullo stesso modello la divisione tra uomo e donna in famiglia: l’operaio che subisce la violenza del padrone diventa a sua volta il padrone della moglie condannata al lavoro domestico gratuito, al lavoro di procreazione di nuovi schiavi e alla violenza. I mass media trattano tale violenza contro le donne come lo stupro, le percosse, l’incesto come aberrazioni individuali e nascondono il fatto che in verità fa parte di un’operazione pianificata. Si vede attualmente anche attraverso il diritto di affittare un utero come se fosse l’abitacolo di un veicolo.
Questa società borghese che beve il nettare dai teschi degli uccisi e delle uccise va schiacciata con la lotta non per ottenere diritti civili, belli, già esistenti ma usati come diversivi bensì diritti sociali veri e propri. Donne e uomini, siamo solidali, abbattiamo le differenze imposte dai capitalisti, accomuniamo tutti nell’esigenza di un rovesciamento totale dell’attuale sistema, per una società nuova, comunista con,ovviamente, valori di umanità.
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