Partito Comunista – Federazione Estero

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08/03/2021 By Redazione Non attivi

Intervista con un’ex cittadina della DDR

  1. Quali ricordi ha della sua vita in DDR? Come vede l’attuale Germania?

La domanda mi piace. Potrei scrivere un libro per rispondere in dettaglio, ma c’è il pericolo che diventi un inno sui lati positivi della DDR. Con gli anni si dimenticano i lati negativi e si ricordano solo quelli positivi.

Sono nata nell’anno 1969. Mio padre lavorava come ingegnere minerario, mia madre come sarta. Per due anni frequentava una scuola seriale e lavorava poi come caporeparto in una azienda tessile che produceva l’abbigliamento per bambini. Cucivano pantaloni per il mercato sovietico. Ho una sorella che ha 2 anni meno di me.

Ho soprattutto ricordi positivi della mia infanzia e gioventù. Non mi mancava nulla: avevo tanti amici, i miei libri, la scuola mi piaceva tanto, avevo degli ottimi voti. Naturalmente sono stato una pioniera e più tardi nella FDJ. Ogni estate andavamo per 2 settimane in vacanza e 3 settimana trascorrevo in colonia feriale al mare baltico, vicino a Berlino, in montagna.

Nel novembre 1989 avevo appena 20 anni, ero fidanzata e frequentavo il secondo anno all’università. Volevo diventare un’insegnante. Come materie da insegnare scelsi lingua e letteratura tedesca e Staatsbürgerkunde, che si potrebbe tradurre come educazione civica (cioè un insieme di storia, filosofia, economia politica e diritto). Dal mio 18° compleanno ero nella SED, prima come candidata poi come membro.

La mia vita cambiò da un giorno all’altro. Nulla era più come prima, niente più sicuro. Non capivo più niente. Nei telegiornali si vedeva i numeri delle persone che lasciavano il paese, interviste con loro dove parlavano male di tutto. Erano pieni di odio. Ballavano sui resti del muro con le bottiglie di spumante in mano.

Altri chiedevano riforme e modernizzazione della società. Ma poi queste persone sono diventate sempre meno, sempre più spesso si vedeva la bandiera della RFT e si sentivano grida come “Siamo un solo popolo”. Non capivo perché non erano disposti ad alzare le maniche e cambiare e riformare il paese. Non è che non vedevo i problemi, le cose che non andavano bene. Mi rendevo conto che c’era una differenza importante tra quello che mi insegnavano all’università e quello che vedevo e sentivo tornando a casa, parlando con parenti e amici.

Come vedo l’attuale Germania? Buona domanda anche questa. È vero che ho un passaporto tedesco, ma vivo da 17 anni in Italia. Dico sempre che non sono né tedesca, né italiana. Mentalmente non sono mai arrivata in quella nazione che si chiama BRD. È vero che non avevo grandissimi problemi. Ho potuto finire l’università. Non ho trovato un lavoro come insegnante nella scuola pubblica, ma per tanti anni ho insegnato in istituti privati. Torno ogni anno in Germania per andare a trovare i miei parenti. Ogni anno vedo tanti cambiamenti: le città sono diventati più moderne, più colorate. Dresda e Lipsia sono bellissime. Anche il mio paese, una piccola città nei Monti Metalliferi (Erzgebirge) è diventata un gioiello. Hanno investito tanto nelle infrastrutture e soprattutto nel turismo. Ma la bella apparenza inganna. Gli abitanti diventano sempre più anziani, i giovani hanno lasciato il paese già all’inizio degli anni 90. Chi oggi vuole fare carriera, avere uno stipendio più alto, se ne va nelle grandi città o direttamente nell’ovest.

  1. Ci hanno sempre raccontato che in quell’epoca da loro gli approvvigionamenti erano molto scarsi e che c’erano lunghe code per avere un po’ di cibo, vorrei sapere quanto c’è di vero in questo.

Prima di tutto voglio sottolineare che nessuno di noi sapeva cosa sia la fame. Nessun bambino andava affamato a dormire, nessun genitore doveva andare a chiedere elemosine o andare a rubare il cibo. Anzi, mi ricordo che anno scorso un mio amico italiano mi chiedeva, se anche nella DDR cerano le associazioni che raccoglievano gli alimenti per chi aveva bisogno. Ridevo e li spiegavo che non c’erano, o meglio, c’erano solo gruppi che raccoglievano alimenti per spedirli poi in altri paesi che ne avevano bisogno, come per esempio in Nicaragua.

Ogni bambino aveva la possibilità di mangiare nella mensa scolastica. I costi erano molto bassi: 1,40 M per i bambini dell’asilo nido, 0,35 M per l’asilo, 0,55 M per la mensa nelle scuole. Le mense esistevano anche in tutte le aziende e fabbriche.

La cucina nella DDR era più semplice rispetto a oggi. Non si usava prodotti precotti, conservanti ecc., ma soprattutto prodotti freschi del proprio paese. Nei negozi non mancavano mai gli alimentari di base, i loro prezzi erano sovvenzionati. È vero che la scelta era ridotta, nei negozi si trovavano due tipi di salame e forse 5 di formaggio. Oggi invece puoi scegliere tra 37 tipi di salame (con erbe, con formaggio, light, con peperoncino, affumicato, seccato…), ma spesso non sai cosa ti metti nello stomaco.

Per la DDR era difficile comprare prodotti sul mercato mondiale, soprattutto frutti esotici come banane, arance, ananas, caffè, cacao ecc. perché chiedevano la valuta estera. Per questo motivo alcuni prodotti erano rari, altri come le banane si trovavano solo a Natale. Altri frutti come le albicocche o le pesche erano coltivati in alcuni paesi come Ungheria, Romania, Bulgaria, URSS meridionale ed erano disponibili nei negozi. In questi casi si formavano lunghe file, questo è vero.

Le carni tipiche erano il maiale e il pollame, e in misura minore il manzo, mentre il vitello e l’agnello erano difficilmente disponibili: La carne di vitello veniva esportata nella RFT in cambio di valuta estera, l’agnello era comunque presente solo occasionalmente nei menu dell’Europa centrale a partire dalla metà degli anni ’80. Come ovunque nella cucina tedesca, i piatti di patate e il riso erano i contorni più comuni.

Alcuni prodotti alimentari della RDT sono ancora oggi ricercati: Nudossi, Rotkäppchen Sekt, Halloren Kugeln, Dresdner Stollen, Sächsische Eierscheck, Thüringer Roster, Spreewälder Gurken, Stern Cola, Club Cola, Radeberger Bier, Wernesgrüner Bier, Riesaer Eierteigwaren, Knusper Flocken, Bautzner Senf

  1. Mi interessa sapere se il livello istruzione sia cambiato e come dal DDR all’attuale Germania.

L’obiettivo della scuola della DDR era di raggiungere un alto livello di educazione generale per tutti i giovani. Tutti, per 10 anni, frequentavano una Polytechnische Oberschule (POS), che era divisa in 4 anni di livello elementare e 6 anni di livello medio. L’educazione generale fornita al POS aveva un forte orientamento scientifico e tecnico. Una caratteristica speciale era l’istruzione politecnica, che aveva lo scopo di creare uno stretto legame con il mondo del lavoro in una fase precoce e familiarizzare gli alunni con la “produzione socialista”. Un principio importante del sistema educativo della RDT era “l’unità dell’istruzione e dell’educazione”.

La POS è stata completata con esami finali scritti in russo, tedesco, matematica e una scienza naturale (a scelta tra fisica, chimica e biologia), nonché un esame sportivo seguito da due a cinque esami orali. Il certificato finale del POS corrispondeva approssimativamente al Realschulabschluss di oggi.

La fine anticipata del POS dopo l’ottavo o, più raramente, dopo il nono anno era possibile su richiesta dei genitori e con l’approvazione della scuola.

Chi aveva i voti buoni, poteva continuare gli studi frequentando una Erweiterte Oberschule (EOS) per ricevere un Abitur (diploma di maturità) e per avere poi la possibilità di frequentare una università.

Per ottenere l’Abitur, c’era anche la possibilità di frequentare una Berufsausbildung mit Abitur, formazione professionale triennale con diploma di maturità, che combinava la formazione professionale con un’ulteriore formazione scolastica con l’obiettivo di prendere l’Abitur in una scuola professionale.

Chi non aveva l’intenzione di laurearsi, sceglieva un corso di formazione per lavoratori qualificati.

I ragazzi, insieme con i loro genitori e con l’aiuto della scuola, cercavano un posto di apprendista. (Anche nella DDR si usava un sistema duale, simile a quello della Germania di oggi.)

Per questo lo stato forniva un elenco con i nomi delle aziende disponibili e le professioni da scegliere. I ragazzi, con l’aiuto dei professori, preparavano il curriculum e una lettera di presentazione e inviavano tutto alle aziende. La scuola aveva poi il compito di controllare se ognuno avesse sottoscritto un contratto e scelto una scuola professionale. Altrimenti offrivano altri aiuti.

Questo sistema della Einheitsschule (scuola unitaria per tutti) è stato sostituita con l’attuale sistema della BRD. L’unica cosa che non è stata modificata è la durata di 12 anni del percorso fino alla maturità.

Una piccola curiosità: Oggi la Finlandia è uno dei paesi con il miglior sistema di istruzione in Europa. Dopo i primi studi di PISA (programma per la valutazione internazionale) era chiaro che la Germania non poteva raggiungere i primi posti. I tedeschi, pronti a riformare il loro sistema scolastico, hanno mandato diverse commissioni in Finlandia per studiare il loro sistema. Loro fin da subito devono aver capito che i finlandesi non avevano nessun segreto, ma negli anni 70 avevano attentamente studiato il sistema scolastico della DDR.

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