Partito Comunista – Federazione Estero

La Guerra in Ucraina vista dalla repubblica Ceca
06/04/2022 By Redazione Non attivi

Guerra in Ucraina vista dalla Repubblica Ceca

Breve ricapitolazione sul paese

La Guerra in Ucraina vista dalla repubblica CecaSituazione costituzionale e politica

La Repubblica Ceca è nata nel 1993 dalla separazione delle due entità federali della CSFR (Repubblica Federativa Ceco-Slovacca), erede della CSSR (Repubblica Socialista Cecoslovacca) dopo gli eventi del 1989.

Si tratta di una democrazia a regime parlamentare bicamerale, con funzione presidenziale cerimoniale e potere effettivo al presidente del consiglio, e 11 milioni di cittadini (2 volte più grande dell’Austria, o 4 volte più piccola della Polonia per rendere l’idea).

Sul piano politico interno, e un regime chiaramente liberal-borghese, all’ascolto del patronato e la finanza sulle questioni sociali e dei diritti dei lavoratori.

Il governo precedente (Babis) era diretto da un’oligarca di origine slovacca, Andrej Babis, possessore di una holding (Agrofert) con maggiore controllo sull’industria agronomica e alimentare del paese, e mete di vari affari giudiziari (prese d’interesse o sovvenzioni illegali), alla testa del suo partito conservativo di destra, ANO.

La nuova coalizione è un-amalgama di partiti di destra e centro destra, mescolando Pirati, Democristiani, Destra tradizionale e altri movimenti centristi.

La vita politica si caratterizza da coalizioni fluidi, politici inesperimentati (spesso businessmen riconvertiti), scandali finanziari, il che conduce con regolarità a una instabilità strutturale al livello parlamentare e governativo, un po’ all’Italiana, ma almeno con elezioni regolari.

Economia

Dal punto di vista economico, si tratta di un paese di forte tradizione industriale, con un tessuto fitto di siti di produzione, notevolmente nell’industria automobile e nelle macchinerie pesanti. La maggior parte dell’industria e controllata da capitale estero, principalmente Tedesco e Francese.

Tra l’altro, il paese e strettamente integrato economicamente alla Germania, al punto di essere a volte chiamato da certi politici e economi cechi come “il diciassettesimo lander (Tedesco)”, cosa che può ricordare paralleli con la storia (Reichsprotektorat di Boemia-Moravia dal 1939 a 1945). Disoccupazione bassissima al livello nazionale medio (all’intorno del 3%).

Si osservano contrasti importanti tra città / regioni metropolitani (per esempio meno di 1% a Praga) e zone periferiche ex-industriali dove si confrontano popolazioni povere con basso livello di educazione, alta disoccupazione (15-20%), e poco progetti di sviluppo, notevolmente nelle zone frontaliere del Sudetenland (ex-popolazioni tedesche espulse e rimpiazzate da contadini e rom della Slovacchia orientale negli anni 1950-1960).

All’internazionale

Al livello internazionale: membro del gruppo di Visegrad dal 1995 (Rep. Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria), adesione alla NATO nel 2002, all’UE nel 2004. Paese fortemente pro-occidentale (filoamericano e filobritannico), fortemente euroscettico, spesso in opposizione all’asse Parigi-Berlino, in accordo con il gruppo di Vìsegrad (ma con conflitti con la Polonia – miniera di Turow, problemi legati all’acqua e inquinamento). Finalmente, si vede una diffidenza dell’Europa meridionale “imbrogliona e spenditrice”, un po’ sul modello olandese.

Storia e situazione ante bellum

Dal cambiamento di regime nel 1989, la storiografia nazionale del sistema politico democratico e liberale e definita da quelle che vengono definite catastrofi nazionali:

  • Diktat di Monaco di Baviera, 1938
  • Conseguente occupazione della parte occidentale della Cecoslovacchia e creazione del Reichsprotektorat Böhmen und Mähren (Prottetorato di Boemia-Moravia), 1939 fino a 1945
  • Colpo di Praga” (terminologia comunista “Febbraio Vittorioso”) del Febbraio 1948 (presa di potere del Partito Comunista Cecoslovacco)
  • Primavera di Praga (tentativo detto del “socialismo a viso umano”) intervento Sovietico dell’Agosto 1968, esilio per una parte della popolazione e “periodo di normalizzazione”

La storiografia rappresenta un paese martire, che ha sempre lottato per la democrazia e l’indipendenza, momenti tragici come l’immolazione di Jan Palach, presentando un popolo pacifico, ma rigettando anche tutta l’eredita (in bene o in male) di 41 anni di sistema politico socialista.

Di fatto esiste una diffidenza di confronto ai Tedeschi, ma molto meno virulente di quella di confronti alla Russia, anche se il presidente attuale, Milos Zeman, e notoriamente conosciuto come filorusso e filocinese.

Il paese conosce anche relazioni molto deleterie con la Russia, per varie ragioni:

  • L’affare detto di Vrbetice, legato all’esplosione di un deposito di munizioni, considerato dalla parte Ceca come un’azione di sabotaggio effettuata dal GRU Russo. Affare rivelato nel 2021 dai servizi segreti cechi e amplificato dalla stampa, che ha causato una grave crisi statale, il cancellamento precipitato di una visita di stato in Russia, accuse da entrambi parti, e abbassamento dei legami diplomatici a livelli abissali, aumentando l’ostilità dell’opinione pubblica nei confronti della Russia.
  • Il municipio di Praga decisamente anticomunista e ostile ad ‘ognuno ricordo o monumento sovietico (monumenti ai caduti o al maresciallo Koniev), usando l’argomento dell’invasione sovietica del 1968 per le sue azioni (rimuovo di statue, esposizioni e tabelle publiche, etc.), causando reazioni negativi dall’ambasciata Russa.
  • Le azioni anti-Russe di un politico meta pazzoide e incontrollabile del partito ODS, Pavel Novotny, che ha fatto erigere un monumento alla memoria dei “Vlasovci” (i soldati del generale Russo Vlasov della ROA, ex-sovietico poi passato con i tedeschi, e dopo affiancato all’insurrezione anti-tedesca di Praga in maggio 1945) a Praga-Reporyje.
  • L’opposizione di una parte della classe politica alla participazione di Rosatom all’estenzione della centrale nucleare di Dukovany.

Una parte di questi affari sono legati a reazioni alle azioni in Crimea nel 2014. E anche importante notare la presenza di un’importante minoranza ex-sovietica nel paese: almeno 15-20000 russi e bielorussi, di maggior parte benestanti, e tra 150-250 000 Ucraini, all’opposto impiegati maggiormente su lavori faticosi e male pagati, anche se non si tratta di una generalità.

Opinione e Guerra in Ucraina

La reazione generale all’inizio del conflitto e legata per una maggioranza ai ricordi storici dell’invasione sovietica di agosto 1968, creando immediatamente una solidarietà con l’Ucraina e usando di diversi paralleli storici sia al livello politico che mediatico.

Grandissima solidarietà dunque, non solo morale, ma anche materiale, con miliardi di corone ceche mandate a varie ONLUS o a titolo privato, ma anche movimenti di aiuto concreto.

La stampa (che è chiaramente controllata da pochi gruppi di oligarchi) e decisamente pro-Ucraina e anti-Russa (certi media lo hanno esplicitamente dichiarato), anche se si cerca ancora di ricordare che non si devono discriminare i cittadini Russo (ci sono stati pochi casi clamorosi).

Come dappertutto esiste una fazione moderata, che cerca a spingere avanti la diplomazia, ma anche una fazione guerrafondaia che vede la Russia come il nemico storico (1948, 1968, Vrbetice …) e che questa e l’occasione di finirla una volta per sempre.

Questi pero vengono temperati da una maggioranza di abitanti che, anche se moralmente con l’Ucraina, fanno fronto a una situazione economica debole, peggiorata dal COVID, da un’inflazione galopante, una crescita delle spese e poche opportunita di miglioramento.

Per di piu, centinaia di migliaia di famiglie hanno dovuto fare fronte alla bancarotta del fornitore di energia privato Bohemia Energy, proprio quando i costi del gas e dell’elettricita salivano in freccia. Queste famiglie avevano scelto Bohemia Energy per i suoi costi attrattivi, dunque famiglie modeste, che ora si trovano a pagare elettricita tra 3 e 5 volte piu cara, in casi estremi anche 10 volte.

Esistono anche due tendenze minore nella societa ceca. Una e strutturalmente di sinistra, anche pro-comunista (anche se il KSCM non ha mandato nessun deputato nel 2021), costituita in maggior parte da chi a “perso” dopo la rivoluzione del 1989, i pensionati, che certamente quando erano attivi nell’epoca del 1948-1989 stavano meglio.

L’altra di estrema destra, provando il recupero degli operai e disoccupati nelle regioni povere, al modo del FN in Francia. Questi gruppi sono entrambi opposti all’UE e alla NATO, con tendenze russofile, ma spesso amalgamati dai media ad un gruppo di gente ignorante, manipolabile, e addetto alle “fake news”, presentati come i continuatori del movimento “no-vax”.

Il governo ha messo in posto un emissario dedicato alla lotta contro chiunque si permette di esprimere opinioni diverse del mainstream.

Finalmente, e alla mia sorpresa, abbiamo scoperto con mia moglie che esiste anche una parte delle popolazione silenziosa capace di analizzare razionalmente la situazione, valutando i motivi, la storia e le azioni di entrambi parti (UA e RU), dunque capace di capire d’una parte l’intervento Russo come punto di arrivo di 8 anni di guerra del Donbass, l’incapacità (o meglio il rifiuto attivo) dei vari governi Ucraini ad applicare Minsk II, e la disinvoltura e ingenuità dei governi Ucraini successivi.

Opinioni che condivide anche mia moglie, cittadina Ucraina. Tra l’altro, si nota – e non solo in Repubblica Ceca – che la stampa e i politici non sembrano vedere lo stato reale dell’Ucraina per quanto riguarda la corruzione endemica e l’arretratezza delle zone non urbane, e periferiche.

Questi soggetti, che certi cittadini sono capaci di valutare adeguatamente, sono purtroppo assenti dai vari notiziari.

Civiltà dell’emozione

Mi permetto una breve parentesi per parlare della “civiltà dell’emozione”, un termine scarso da parte mia per coprire due aspetti. Prima di tutto l’immediatezza delle notizie, che arrivano in massa come elementi urgenti, senza vista d’insieme su quello che sta succedendo. Questo viene anche legato (spesso) all’assenza di contesto storico e geopolitico. Dall’altra parte, siamo “hyper-connected” e dunque siamo un po anche drogati, le notizie fresche e immediate diventanto una specie di “opium del popolo”.

L’immediatezza delle notizie, la vista di feriti o morti e di distruzione, specialmente in un paese occidentale o piuttosto “occidentalizzato”, e uno shock, perche siamo anche abituati a vedere gente morire in Africa o in Asia, in paesi lontani dove all’opinione se frega poco, se posso permettermi di parlare così cinicamente. La guerra in Ucraina ci porge uno specchio perché questi “vivono come noi”.

Poi il trattamento dell’attualità, ricordiamo la corsa alle news, all’audienza, all’orrore, il desiderio di coinvolgere moralmente l’audienza, causando un impatto psicologico certo. Dall’altra parte, questo impatto puo creare piu incertezza, piu debolezza, ma anche il desidero di sentirsi protetto, magari anche di aderire a discorsi guerrafondai.

Il tutto, voluto o no, distrae la gente dai veri motivi, della vista d’insieme, e toglie la capacita di ragionare logicamente sulla facenda, mettendo le emozioni da parte.

Profughi

Ci sono attualmente più di 200 000 profughi Ucraini nel paese, principalmente donne con bambini. Non mi devo attardare sul concetto tanto portato avanti dal partito sull’esercito industriale di riserva: chi e arrivato qui e non sa che fare cerca lavoro, qualunque lavoro, e tanti padroni sono già a fare lavorare questa povera gente per una miseria, trattandoli anche senza traguardo per le leggi.

Per il momento c’è solidarietà e empatia, però si sentono anche voci dissonanti, per di più in un gruppo di 200 000 persone si trova una piccola umanità, con tutti i suoi aspetti positivi e negativi, e chi si comporta negativamente influenza anche la percezione che la popolazione autoctona del paese ha sulla comunità dei profughi. Comunque, solo una parte pensa rimanere qui, certi fanno progetti di andare piu ad Ovest, altri – la maggioranza assoluta – spera tornare a casa presto.

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