Francia: La grave situazione della ristorazione
Riceviamo e condividiamo la testimonianza da Parigi di un lavoratore italiano della ristorazione sulla sua grave situazione lavorativa:
“Vorrei denunciare la mia pesante situazione lavorativa. Di certo comune a tanti altri lavoratori della ristorazione. Bisogna innanzitutto ricordare che la Francia ha adottato le seguenti misure per il settore ristorazione, penalizzato dai vari lockdown e misure di coprifuoco dovute all’emergenza Covid19:
– i dipendenti sono stati messi in chômage partiel (attività parziale) vale a dire che hanno percepito l’84% dello stipendio netto che veniva anticipato dal datore di lavoro il quale, veniva rimborsato dallo stato nel 12 giorni successivi al pagamento dello stesso.
-per i proprietari lo stato ha garantito fino ad oggi, il rimborso totale della perdita di fatturato rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Stiamo parlando di misure molto forti ed efficaci che la Francia ha adottato per la salvaguardia di un settore che fattura ogni anno 50,4 miliardi di euro. Molti imprenditori hanno abusato di queste misure proprio come mi è accaduto nello specifico. Io e i miei colleghi, 8 in totale, non siamo mai usciti dalla misura di chômage partiel da marzo 2020, vale a dire che lavorariamo a tempo pieno risultando però in attività parziale. Un’enorme cifra sottratta alla collettività torna ogni mese nelle tasche di questo padrone (di 3 ristoranti) furbetto alla quale aggiungiamo anche che, nelle ore non dichiarate, i suoi dipendenti lavorano sostanzialmente senza diritti e tutele, totalmente in nero. Inoltre il nostro orario di lavoro è passato dalle 11 ore al giorno consuete, nonostante il contratto preveda 39 ore a settimana con solo 3 di straordinario, alle 14 ore al giorno attuali. La situazione è diventata davvero pesante. “
Questa testimonianza descrive le dure condizioni dei lavoratori all’estero tra le cui fila c’è larga parte dei 5.5 milioni di italiani ufficialmente residenti all’estero. Lavoro in nero, sfruttamento e precarietà, accompagnate da accuse di pigrizia al rifiuto di queste condizioni, sono all’ordine del giorno non solo in Italia. In questo caso ci preme sottolineare come mentre una parte del ceto medio (nei paesi dove ancora è consistente numericamente) si impoverisce e inizia a vedere l’alleanza con la classe lavoratrice come speranza per il futuro, un’altra cerchi l’arrampicata sociale in nome del profitto e del guadagno sulle spalle degli stessi lavoratori. Il Partito Comunista Estero sostiene le rivendicazioni dei lavoratori italiani emigrati e promuove la loro organizzazione nella lotta per il socialismo, iniziando dall’Italia, per non essere più costretti ad emigrare, e nei paesi dove viviamo, attraverso la collaborazione internazionalista con i partiti comunisti fratelli locali.