Farnesina: GAME OVER !
Dal 19 aprile 2023, si può leggere sul sito del ministero degli Affari Esteri che « prende il via la sperimentazione sul rilascio della Carta d’Identità Elettronica (CIE) ai connazionali in Paesi fuori dall’Europa » in otto rappresentanze diplomatico-consolari: le Ambasciate a Tel Aviv, Ottawa e San Josè de Costa Rica, e i Consolati a Valona, San Francisco, Mar del Plata, Smirne e Cape Town. « L’iniziativa fa seguito al successo del rilascio in Europa: quasi 120 mila CIE sono state emesse dalle Sedi europee nel solo 2022 e più di 260 mila quelle complessive dall’avvio del progetto nel 2019. » Successo ? Non corrisponde affatto alla realtà.
Per « rispondere a un’esigenza primaria dei [quasi 8] milioni di connazionali all’estero al minimo », come vorrebbe il ministro Tajani, bisognerebbe potenziare tutti i Consolati per rilasciare gratuitamente, velocemente e facilmente la CIE e tutti gli altri documenti necessari come si fa in altri Consolati nel mondo. Invece, non si contano più i commenti negativi : chi abita lontanissimo dal consolato e deve spendere tanto allorché prima c’era una sede molto più vicina, chi non può spostarsi per motivi di salute e rimane senza documenti, chi non è riuscito a prenotare l’appuntamento o molto difficilmente online e non esiste più la linea telefonica per un consiglio semplice e un personale raggiungibile, chi è riuscito a farlo mesi prima però ha avuto un imprevisto, non ha potuto presentarsi e ha dovuto ricominciare tutto da capo, ecc. No, non è un successo per tutte e tutti.
Essere in regola con i documenti è un dovere e la Farnesina deve smetterla di giocare !
La Federazione Estero sezione Enrico Olivetti del Partito Comunista non ribadirà mai abbastanza l’esigenza per tutti gli italiani di essere riconosciuti come veri cittadini e per gli italiani che vivono all’estero costretti dalla realtà economica o per scelta, quella di essere tutelati in quanto italiani dal ministero degli Affari Esteri. Come l’ha già denunciato qualche anno fa, « la rete consolare privatizzata non è più destinata ad agevolare la vita degli espatriati bensì a trarre profitto con i servizi ormai a pagamento. […] È una necessità assoluta tutelare questi quasi 8 milioni di cittadini in tutte le loro sfaccettature, con dei veri servizi pubblici efficienti come l’orientamento e l’assistenza, l’informazione e la formazione, l’accompagnamento per la migliore integrazione nei paesi d’arrivo ».