Erasmus ed Unione Europea
E’ l’Erasmus una ragione sufficiente per difendere l’Unione Europea? Noi diciamo di no!
Le politiche di austerità imposte dall’Unione Europea sono causa del peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori italiani e di quelli degli stati membri. I sostenitori dell’UE spesso tirano fuori un tema che secondo loro ne cancellerebbe tutte le colpe: il programma di scambi studenteschi “Erasmus”.
Un programma di scambi studenteschi non potrà mai e poi mai compensare la distruzione dei diritti dei lavoratori e il loro impoverimento.
L’UE attacca frontalmente il diritto allo studio delle classi popolari, nascondendosi dietro l’Erasmus: da un lato lo esalta mediaticamente, ma dall’altro, nel nostro paese, come in larga parte degli altri paesi membri, in piena sintonia con le direttive politiche di Bruxelles, si tagliano i fondi all’istruzione e alla ricerca, si aziendalizza e privatizza il sistema scolastico e universitario, e non si investe nelle infrastrutture. A farne le spese, oltre gli studenti, costretti ad affrontare sempre più spese per studiare in strutture sempre più fatiscenti, ci sono i ricercatori e tutti i lavoratori di questo settore, ormai costretti in larga parte a contratti precari e a basse tutele.
Inoltre i meriti dell’UE in questo programma sono largamente sopravvalutati: la borsa di studio offerta dall’UE agli studenti oscilla dai 250 ai 400 euro circa a seconda del paese di destinazione. Queste cifre non bastano di certo al sostentamento degli studenti, che devono essere supportati dalle famiglie (per chi se lo può permettere) o sono le università, con fondi nazionali, ad aggiungere dei fondi. Proprio quest’estate l’UE ha annunciato un taglio di 5,4 miliardi di euro al programma, ci sarà quindi un ulteriore ridimensionamento. Agli studenti e ai ricercatori italiani che studiano e lavorano all’estero in stati appartenenti all’UE, diciamo chiaramente che non serve l’UE per organizzare programmi di scambi accademici internazionali: tanti stati non UE partecipano all’Erasmus stesso, e fuori da esso esistono centinaia di accordi bilaterali di cooperazione e ricerca tra univeristà di tutto il mondo. Questi programmi esistevano, esistono ed esisteranno indipendentemente dall’UE.
Come Partito Comunista Federazione Estero sosteniamo la necessità di uscire dall’UE ed il cambio di modello sociale verso il socialismo, anche per garantire il diritto allo studio gratuito e di qualità al popolo lavoratore. A livello di accordi accademici internazionali, sosteniamo il rafforzamento del sistema di accordi bilaterali per consentire agli studenti e ai ricercatori meritevoli di arricchire la loro conoscenza con periodi di studio e ricerca all’estero finanziati dallo stato, e allo stesso modo per accoglierne dall’estero migliorando la circolazione delle idee, formando studenti provenienti da paesi più arretrati da un punto di vista scientifico, che possano così fare ritorno ai loro paesi per favorirne lo sviluppo. Al modello cosmopolita e competitivo dell’Erasmus e dell’UE, opponiamo una formazione che educhi al patriottismo e alla solidarietà internazionalista tra lavoratori.